martedì 23 aprile 2024
08.08.2012 - Giuseppe Picchianti

Estate 2012: austerity e tanta solitudine tra gli ombrelloni e le creme da sole

Austerity. Una parola che molti italiani conoscono, non solo nel significato letterale, ma anche nel contenuto e negli effetti. Gli anni ’70 ne sono stati un esempio. Ma oggi? Cosa è cambiato?

Nel 1977 Rino Gaetano nel celebre album “Aida”, inserisce anche la canzone “Spendi Spandi Effendi”. Ogni testo del cantante crotonese è simbolo dell’ermetismo musicale, i messaggi stanno in fondo, dopo le note e gli accordi. Quell’anno è segnato dall’austerità, da quella che si può definire una politica di contenimento e di tagli della spesa pubblica, con conseguenti riduzioni drastiche dei servizi pubblici e l’aumento vertiginoso delle tasse, ma non per tutti. E’ anche l’anno del Premio Nobel per la Pace ad Amnesty International. Gli effendi del 1977 continuano a fare i propri affari, giocano con i soldi, perdono, vincono, trattano e c’è chi si è fatto: “ il palazzo sul Jumbo / noi invece corriamo sempre appresso all’ambo / ambo, terno, tombola e cinquina / se vinco mi danno un litro di benzina”.

Afthéndis in greco-bizantino significa signore – maestro; un titolo di cortesia, di rispetto, ne poteva godere chi, nella società, si era distinto per la cultura, uomo di istruzione, d’educazione superiore alla norma o per la magnanimità. Nel 1977 le famiglie iniziavano a prendere la mano con le famose “domeniche a piedi”, l’aumento vertiginoso del prezzo dei carburanti non permetteva a nessuno di prendere le automobili o i pullman. Nel 1977 c’era comunque chi era pronto a barattare la propria donna, il proprio amore, a non guardare in faccia nessuno e nulla, pur di continuare a godere dei propri agi: “Essence, benzina e gasolina / soltanto un litro e in cambio ti do Cristina / se vuoi la chiudo pure in monastero / ma dammi un litro di oro nero”.

Trentacinque anni sono passati da quando Rino Gaetano musicò “Spendi Spandi Effendi”. Cosa è cambiato? Certo, la musica, molti non la considerano un possibile movente di innovazione o miglioramento, ma solo belle parole e frasi da mettersi in bocca e sbrodolarle davanti agli amici per far bella figura. La musica di Rino Gaetano non si prestava a questo genere di cose.

Estate 2012, “Spendi e spandi”, ha cambiato veste, oggi si cela sotto la “Spending rewiew”, però, in fin dei conti, l’assonanza mette in serio pericolo questo nascondiglio. I risultati della crisi economica e della politica di austerità si vedono chiaramente: l’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, ha certificato che, per quest’estate, solo 6 italiani su 10 avranno la possibilità di partire per un breve periodo di ferie, 15 mln di euro in meno rispetto ai 21,9 dello scorso anno, dichiara Federalberghi, preoccupata per il trend negativo di introiti. Solo tedeschi, inglesi e francesi potranno concedersi le ferie estive e la Francia, anche quest’anno, resta una delle mete più ambite, seguita da Londra, con le sue Olimpiadi e l’Italia delle città artistiche e delle riviere.  

Chi sono gli –effendi- di oggi? Tanti, pochi o nessuno? Se provassimo oggi a leggere un testo di “Spendi spandi effendi”, inedito, troveremmo che questa allegra melodia fa da sfondo per un testo incentrato sul tema, non più del rincaro petrolifero del 1977, ma su quello della mancanza della libertà personale. Si, perché non siamo più liberi di avere il tempo a nostra disposizione, nel quale poterci fermare un attimo, sederci sulla panchina dei ricordi e delle aspirazioni future. Passa il secondo, muta il minuto, l’uomo del 2012 deve essere informato sull’andamento dello spread, perché se non conosce quello, non sa quanto dovrà dissanguarsi per pagare il mutuo della casa, non sa quanti straordinari dovrà fare e le vacanze da disdire o, peggio, da smettere di immaginare. C’è anche un’Italia, che dell’apparenza hanno fatto ragion di vita: smartphone, twitter, facebook, macchine veloci, brillanti, mega accessoriate, aria climatizzata “a manetta”: “Spider, coupè, gitti, alfetta / a duecento c’è sempre una donna che ti aspetta…”

-Il presente del futuro-, questo è il nostro effendi. E’ la voracità della società che ammazza l’individuo, che non gli da più diritto di camminare a piedi, di sedersi all’angolo della strada per notare che, in qualche punto sperduto del pianeta, esiste un altro essere umano simile a lui e che, come lui, ha da affrontare mille problemi. Non più il tempo per proferire una frase. Abito nuovo, scarpe all’ultimo grido e tante cattiverie prendono il sopravvento; i libri, le parole, gli articoli di un giornale o il capitolo di un libro possono attendere, ma possono anche sopravvivere alla mortalità umana! “Desbaratu”, “Bon Patu”, negozi scintillanti, serate commerciali con offerte strepitose, portafogli alla mano con niente all’interno, ci mangiano il tempo, quel tempo di vivere e di essere umani.

Chi vive nel Ponente Ligure ha mille fortune, tra le quali il paesaggio, mare, montagne e paesini dell’entroterra da scoprire; cultura, andando sulle tracce di grandi scrittori del Novecento e molto altro ancora. Ma forse, ancora oggi prevale l’opposto: “non più a gas ma a cherosene / il riscaldamento centralizzato più ti scalda più conviene / niente carbone, ma più metano / pace prosperità e lunga vita al sultano”.

Semmai l’uomo si affacciasse sul mondo, scoprirebbe le sue bellezze e se ci sentiremo alieni in un “tutto”, che gira con le regole del consumismo, della bellezza artificiale e dei tanti falsi sultani, guarderemo il cielo e come diceva Pavel Florenskij «Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso sull'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all'aria aperta e intrattenetevi, da soli, col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete».

 

Immagine dell’approfondimento: “Sunday”, Edward Hopper, 1926. 


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