Era entrato in Italia nel 1999 come richiedente asilo politico, ed aveva ottenuto il permesso di soggiorno tanto da risiedere regolarmente a Pieve di Teco (IM), eppure lo cercavano in tutta Europa. E’ stato arrestato dalla Polizia di Frontiera di Ventimiglia.

IDRIS Dogan, quarantasettenne turco, rientrava in Italia attraverso la barriera autostradale a bordo di Alfa 156, unitamente a tre connazionali, tutti in regola, coi quali svolgeva attività di muratore nella vicina Francia. Alla richiesta di controllo documentale non mostrava alcun timore; padrone della lingua e forte del suo status di rifugiato, esibiva un regolare permesso di soggiorno, carta d’identità e patente di guida.

La residenza in provincia di Imperia, gli abiti da lavoro e gli attrezzi da muratore al seguito, parevano confermare la sua posizione sul territorio nazionale. Malgrado ciò, una poliziotta, particolarmente solerte e fisionomista, associava quel volto ad una foto, vista molto tempo addietro, negli archivi di Polizia. Condotto in Ufficio per ulteriori accertamenti e sottoposto a rilievi foto dattiloscopici, si scopriva che, sotto altre generalità, era stato emesso un mandato di arresto europeo in quanto ricercato per traffico internazionale di droga.

Emergeva, altresì, che in Italia era già stato condannato dalla Corte d’Appello di Trieste per associazione a delinquere, in quanto ritenuto al vertice di un’ organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di cittadini turchi di etnia curda verso il nostro Paese, ai quali, dietro lauto compenso, assicurava viaggio, assistenza e alloggio.