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10.01.2013 - D.L.

Mafia a Ponente: intrecci in Riviera per la faida di Gioia Tauro

Intrecci anche in Riviera per la faida di Gioia Tauro, teatro di scontro tra famiglie calabresi che ha generato un bagno di sangue e  le cui indagini si intrecciano con il blitz contro la ’ndrangheta a Ventimiglia.

Una nuova vittima, la terza dall’inizio dello scontro che mette contro la famiglia Brandimarte-Perri ai Priolo: si tratta di Francesco Bagalà, 22 anni, studente, giustiziato con due colpi di pistola il giorno di Santo Stefano, uno in faccia e l’altro al petto mentre si trovava in auto. Bagalà è stato ucciso perchè era uno dei testimoni-chiave della rissa avvenuta la mattina dell’8 luglio 2011 a Gioia Tauro alla quale aveva partecipato  Vincenzo Marcianò, 35 anni, di Vallecrosia, figlio di Giuseppe Marcianò: arrestato a Vallecrosia nel corso dell'operazione "La Svolta". La vittima era stata Vincenzo Priolo, 29 anni, punta di dimante della cosca sopratutto dopo l’arresto di suo coagnato Gerolamo Piromalli, di 29 anni, nonchè nipote di Gioacchino Campolo, il "boss dei videopoker".

A sparare, dopo essere stato aggredito da un quintetto composto da Priolo, Bagalà, Marcianò e altri due, era stato Vincenzo Perri, 28 anni, per quel delitto già condannato a 18 anni ma latitante dal giorno della sparatoria. Perri, secondo ipotesi investigative aveva fatto fuoco  per difendere l’onore della cognata, una Brandimarte, con la quale Priolo aveva avuto una relazione. E Marcianò e la Riviera? Le intercettazioni dell'operazione "La Svolta" hanno rivelato come nell’estate 2011 lo zio della vittima, Giuseppe Priolo, avesse raggiunto telefonicamente Vallecrosia chiedendo e ottenendo aiuto. I Priolo sapevano che Perri aveva parenti a Camporosso e in Costa Azzurra e l’inchiesta della Dda ha confermato come Marcianò si fosse dato da fare.


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