venerdì 19 aprile 2024
10.01.2014 - Marisol Bertero

Artisti del Ponente: Joffre Truzzi

Grande artista naturalista locale, Joffre Truzzi, nato in Canada nel 1915 a Revelastoke da genitori mantovani, si innamorò rapidamente, rapito dalle sue palesi bellezze, del litorale ponentino, dove venne a stabilirsi negli anni Trenta.

Da sempre muratore, appassionato d’arte, si contraddistinse subito tra gli allievi di Giuseppe Balbo, facendosi notare per il suo particolare tocco, e fu ben presto tenuto presente anche da giornalisti e critici del settore, come Caudana della Gazzetta della Sera, che lo descrisse come ‘muratore pittore’, e che raccontò nello stesso articolo ai suoi lettori che Truzzi soleva dipingere “la domenica, poiché gli altri giorni li trascorreva sugli alti ponti delle case in costruzione”. I primi dipinti, tra i quali ricordiamo ‘Angela’ e ‘Villa Ortensia’, richiamavano molto lo stile del maestro Balbo, dal quale nell’immediato futuro Joffre decise di staccarsi. Truzzi si fece strada nel mondo delle competizioni, aggiudicandosi il premio ‘5 Bettole’, concorso artistico istituito sempre da Balbo, e il ‘IV Premio di pittura di Dolceacqua’, finendo addirittura ad esibire alcune sue opere nel 1957 all’Exposition des Peintres de la Riviera dei Fiori a Villefranche- sur- mer. Proprio a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, Joffre dimostrò uno stile pittorico neorealista, ispirato alle fatiche del duro lavoro manuale: spesso i protagonisti delle sue tele erano contadini o muratori, ma già allora, all’interno di ogni sua singola opera, tendeva a dominare la componente naturalistica, che ben presto ebbe la meglio. Oltre agli insegnamenti di Balbo, ci fu un altro pittore che influenzò lo stile d Truzzi: Ennio Morlotti. Fu proprio grazie all’artista lombardo che Joffre intraprese la definitiva strada del naturalismo, stile per il quale il pittore non era più concepito semplicemente come un umile spettatore, ma veniva rivisto in qualità di attore, che si sentiva un tutt’uno con la natura, e ne faceva parte. Negli anni Sessanta poi fu lo stesso Truzzi ad organizzare concorsi di pittura, come il ritorno del premio ‘5 Bettole’ che si trasformò poi nel Premio Bordighera. Ancora attivo negli anni Novanta, Joffre continuò a concepire opere sempre più minimali, in cui il paesaggio era appena accennato e il quadro era costruito con ampie campiture cromatiche che si sovrapponevano e si sfumavano, evidenziando la necessità di avere un confronto più diretto ed immediato con la stessa natura.

Truzzi è sempre stato una persona semplice, legata alle cose umili della vita, felice di fare un lavoro massacrante per poi potersi dedicare alla sua passione. E proprio per lui Francesco Biamonti scrisse queste belle parole: “era un uomo sempre disponibile al lavoro e alla vita, sempre pronto a partire, verso una tomba, un rudere, un fiore. Poteva anche essere insopportabile, litigioso in superficie. Ma a Morlotti e a me strappava sempre il sorriso, perché ne conoscevamo la malinconia fondamentale.”


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