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13.05.2013 - Redazione

Sergio Claudio Perroni ai "Martedì letterari" del Casinò

Nell’ambito della rassegna “I Martedì Letterari” domani  14 maggio alle ore 16.30 nel Teatro dell’Opera Sergio Claudio Perroni presenta il libro:”Nel Ventre“ (Bompiani). Letture scelte a cura dell’attrice del teatro del Banchero di Taggia,  Roberta Andreetto e proiezioni immagini.

Sergio Claudio  Perroni, editor, autore teatrale, ha pubblicato con Bompiani il romanzo Non muore nessuno (2007) e Leonilde, storia eccezionale di una donna normale (2010) e ha adattato, per il teatro, il Don Chisciotte di Cervantes (¡Viva don Chisciotte!, con Gigi Proietti, regia di Gianpiero Borgia, 2008). Ha tradotto opere di narrativa inglese e francese (Houellebecq, Ellroy, Foster Wallace, Saint-Exupery). Vive e lavora a Taormina.

 “Nel Ventre” è il romanzo della notte vissuta dagli eroi nella pancia del cavallo che Atena, apparsa in sogno ad Epeo, gli ha comandato di costruire dopo che Ulisse ha ideato lo stratagemma. Omero nulla racconta delle emozioni di quella notte e Perroni fabbrica il paradosso che il cavallo porta scritto sulla sua carne di legno: "I greci offrono questo dono di ringraziamento ad Atena per un buon ritorno". Perroni inscena una partita a dadi, a tre, dove ognuno dei giocatori è più d’uno. La posta in gioco è una guerra di nervi, ma anche di supremazia, e perciò di potere. In bilico, nel volteggiare dei dadi, c’è l’imponderabile rischio di qualunque impresa ma anche il ragionare di cavilli: è più duce Ulisse che ha ideato il cavallo o Epeo che in tre giorni lo ha costruito, oppure lo stesso Neottolemo che, per l’impresa, è stato scelto personalmente da Agamennone mentre gli altri due si sono offerti? Qui non c’è psiconalisi, vana superstizione che il sangue d’Ellade non conosce, in questa notte tutta di maschi in arme, c’è la profondità spirituale che dà radici all’epopea degli eroi. Il cavallo ha gli occhi che sono due fessure rivolte al mare. Non è possibile da quella posizione vedere ciò che succede sulla terraferma. Si ode ad un tratto una voce di donna che è archetipo femminile impastato di presagio. Tutto sa dei tre che, al suo cospetto, al tenue chiarore della candela impallidiscono. Sono ombre di se stessi, loro. E la dea dipana il loro futuro. Sa che la morte non permetterà ad Epeo di uscire vivo dalla sua creatura di legno – lui che meno degli altri mostrava di aver paura – una morte stupida e perciò paradossale: infilzato da una lancia scagliata da un troiano sospettoso sul fianco della bestia di legno. La dea legge nel libro del fato tutto quel mare che, oltre la botola pronta a spalancarsi, attende Ulisse. E sa che Neottolemo, da vile, ucciderà il figlio di colui che suo padre uccise da eroe. Altro che introspezione, qui precipita il contrappasso di hubris. Ecco, quindi, la sentenza di Atena a Neottolemo: "Emulerai nel peggio, soltanto nel peggio…".

Il ventre di legno è pronto a partorire gli eroi. Col passo che solo la parola limata di Perroni sa dare al respiro, la pagina evoca l’alito del chiarore quando s’impossessa della notte per farne alba. I troiani hanno portato dentro le mura il cavallo, le funi sono servite a trainarlo dentro e non a precipitarlo in un burrone, come ha temuto Neottolemo per tutta il tempo della partita a dadi con se stesso e gli altri. C’è il silenzio. E c’è una dea che assiste al compimento di un disegno. Bisogna decidere chi deve calarsi per primo giù dalla botola. La storia si chiude nel paradosso: ad uscire per primo sarà il cadavere di Epeo. Viene offerto quale esca nel caso qualche troiano, vigile nell’ombra, voglia avventarsi sui vivi. Escono, subito dopo, Ulisse e Neottolemo, fatti unica carne, irromperanno fuori dal ventre del cavallo per precipitare dentro Troia, dentro il loro destino. Una potente lettura, “Nel Ventre”, una festa di emozioni. Come per le illustrazioni, quelle di Velasco Vitali. Sono eleganti e belle: vera festa per gli occhi.

 


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