Corri in rosa 2013, le mie emozioni in una gara speciale
Le mie sensazioni in una gara che ho sentito nel cuore, nella mente e nelle gambe.
Ho corso tante gare negli ultimi 4 anni. Gare con oltre mille concorrenti al via, gare lunghe e meno lunghe, percorsi vari tra montagne e mare.
La Corri in rosa è stata diversa. Come l’incontro con una persona speciale che si differenzia da altri abbracci. Mai ho provato un’emozione simile in gara. Attraversare la mia città con le mie “avversarie” gomito a gomito, sentendo una sana competizione fin dall’inizio. Nei primi 3 km ero nel gruppo di testa. Ho controllato i passi e i battiti cardiaci, cercando di non far accelerare troppo il cuore in vista della temuta salita di via Toscanini e della città alta. Siamo state in 5 compatte. Ognuna correva con la propria forza fisica e mentale. Le scarpe dell’atleta che mi stava dietro mi sfioravano ad ogni falcata. Poi, superato il ponte Doria, la prima è scattata e il gruppo si è sciolto. Ero terza ma alla fine della salita che termina al Forte dell’Annunziata, ho superato la seconda. La mia gara non era finita. Ho aumentato il passo e ho capito ad un certo punto che potevo conquistare la medaglia d’argento. Così è avvenuto. Ho cercato di controllare lo stress e la paura di essere superata. Sono arrivata al traguardo stanca ma non stremata. La terza era a pochi metri da me. Ero felice.
Correre e confrontarmi “testa a testa” solo con altre donne ha arricchito la mia esperienza di podista, mi ha fatto conoscere meglio i miei limiti e le mie capacità. La gara per un podista è una sfida con se stessi, una pacifica contesa condivisa con chi corre a fianco a noi. Non è guerra ma sana competizione che sfocia in un abbraccio al traguardo. Questa è stata Corri in rosa 2013. La gioia di salire sul secondo gradino del podio, applaudita da tanti amici. La felicità di avere condiviso una giornata speciale.