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05.11.2013 - Donatella Lauria

Liguria: la cronaca del Consiglio regionale

Michele Boffa (Pd) eletto il presidente del Consiglio regionale: “Difenderò l’immagine e la funzionalità dell’Assemblea nell’interesse di tutta la cittadinanza ligure” Massimo Donzella (Udc) e Luigi Morgillo (Pdl) vicepresidenti.

Questa mattina, dopo una breve sospensione della seduta chiesta dalle minoranze per concordare la posizione politica da tenere in aula e dopo un ampio dibattito politico, si è proceduto alla elezione del presidente del Consiglio resasi necessaria dopo le dimissioni dalla carica di Rosario Monteleone (Udc).

Michele Boffa, (Pd) già vicepresidente dell’Assemblea, è stato eletto presidente.

Massimo Donzella (Udc) è stato eletto vicepresidente, al posto del dimissionario Boffa.

Luigi Morgillo (Pdl) è stato confermato vicepresidente.

 

Da oggi l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale è composto dal presidente Michele Boffa, dai vicepresidenti Donzella e Morgillo e dai consiglieri segretari Giacomo Conti (Federazione della sinistra-Rifondazione) e Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) per i quali non è stato necessario procedere al rinnovo.

 

Boffa è stato eletto alla terza votazione con 23 voti, quelli della maggioranza esclusi Alessandro Benzi (Sinistra Ecologia e Libertà) e Maruska Piredda (Idv) che erano assenti, 14 schede bianche quelle dei consiglieri di opposizione. Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria-Padania), in difformità dalle posizioni del gruppo e dell’intera opposizione, non ha espresso il proprio voto in nessuna delle votazioni, fermo restando la stima espressa per Boffa.

Massimo Donzella (Udc) ha ottenuto 20 voti, Luigi Morgillo (Pdl) 12 voti.

 

Nelle due precedenti votazioni per la presidenza, nelle quali era richiesta la maggioranza qualificata, Boffa aveva ottenuto rispettivamente 23 e 22 voti mentre le schede bianche erano state 13 e 14.

La proposta di eleggere Boffa è stata avanzata da Ezio Chiesa (Gruppo Misto-Liguria viva) «a nome dell’intera maggioranza». Chiesa ha spiegato: «Michele Boffa ha dimostrato in questi anni di possedere doti di competenza, serietà, buon senso, ottima conoscenza dello statuto e dei regolamenti e ha avuto, grazie alla sua storia e a suo carattere un buon rapporto con tutti i gruppi e i consiglieri. Spero che possa diventare il presidente di tutti, anche con i voti dell’opposizione».

Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria Padania) ha distinto il giudizio sulla persona da quello sull’atteggiamento politico della maggioranza. «Boffa ha sicuramente doti umane e di competenza e serietà notevoli. E se il ragionamento si limitasse a questi aspetti non avremmo problemi a votarlo. Purtroppo c’è un dato politico negativo ed è che la proposta sia venuta “a nome della maggioranza” e il nome è blindato da una compagine per molti versi traballante. Avremmo preferito che ci fosse stato un tentativo di colloquio della maggioranza nei confronti della minoranza. Non c’è stata neppure una telefonata, come se la minoranza non esistesse. Per questo il nostro voto si esprimerà attraverso la scheda bianca».  

Marco Melgrati (capogruppo del Pdl) ha sposato «in maniera assoluta» le parole del collega della Lega Nord aggiungendo: «Mai come in questo momento è importante il ruolo istituzionale della presidenza e mai come in questo momento sarebbe stato opportuno un dialogo fra maggioranza e minoranza per giungere ad una soluzione unanime. Ma il Pd ha voluto fare l’asso pigliatutto prendendo oltre alla vicepresidenza della giunta, la presidenza della commissione sanità che gestisce l’80% della spesa della Regione Liguria e anche la presidenza del Consiglio. Questo è grave politicamente e moralmente. Stimiamo Boffa come persona capace. E’ un uomo di mediazione e di buonsenso. Sarebbe stato il candidato ideale se la maggioranza ci avesse chiesto prima il consenso. Ora non possiamo dare il nostro voto e voteremo scheda bianca. Ringrazio coloro che nella minoranza avevano idee diverse e accolgono questa posizione».

Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente ) ha confermato la propria stima per Boffa. «Ma cosa diversa è la valutazione politica. - ha detto - Qui c’è un partito, il Pd, che è figlio di un dio maggiore e gli altri che sono figli di un dio minore. Sarebbe stato un piacere avviare un percorso di condivisione sulla presidenza del Consiglio, ma la maggioranza non ha avuto la capacità di dialogo con la minoranza che pure in altri casi si è verificata».

Alessio Saso (Pdl) ha esordito affermando: «Si era concordato che in questo dibattito avrebbero parlato solo i capigruppo, ma sentito l’intervento di Melgrati che avrei auspicato fosse più sfumato, non posso esimermi dall’intervenire, dato che ero portatore di una linea diversa: quella di votare Boffa». Saso ha sottolineato che anche Rosario Monteleone ha svolto il suo ruolo con grande correttezza e sarebbe ingiusto non ricordarlo. «Voterò scheda bianca – ha aggiunto Saso – adeguandomi alla linea del Pdl. E lo farò forse per l’ultima volta. Credo che certe posizioni politiche debbano essere concordate prima. Abbiamo anticipato una posizione di chiusura che poteva non esserci. Io personalmente avrei preferito di gran lunga un presidente del Consiglio votato all’unanimità. Questa contraddizione la vedo soprattutto nel Pdl perché la linea della Lega, un partito che non appoggia il governo, è più comprensibile. La posizione di chiusura aprioristica la ritengo poco intelligente: è una linea che non ci porta lontano. Credo che come partito abbiamo bisogno di dare un’immagine di coerenza».

Armando Ezio Capurro (Noi con Burlando) ha detto: «Devo prendere le difese del Pd. Lo hanno accusato per aver eletto Valter Ferrando alla Sanità e di eleggere Boffa alla presidenza, ma nel merito le due proposte sono state valutate da tutti le migliori possibili. E allora basta con i tatticismi, la minoranza voti Boffa: un presidente eletto all’unanimità è un bene per tutti».

Antonino Miceli (capogruppo Pd) ha ammesso l’errore fatto dalla maggioranza nel non dialogare con l’opposizione e ha avanzato la proposta di sospendere la seduta per trovare una soluzione che garantisse un voto unanime. «Il nostro atteggiamento iniziale – ha spiegato - probabilmente è stato condizionato dalle dichiarazioni del capogruppo Pdl Marco Melgrati di netta chiusura, ma il dibattito di questa mattina dimostra che forse abbiamo commesso un errore nel non richiedere alla minoranza un’interlocuzione. Si è quantomeno trattato di una mancanza di garbo istituzionale che ci dispiace. Siamo dunque disponibili non a rimettere in discussione la figura di Boffa ma a discutere le condizioni per raggiungere un largo consenso sulla figura del presidente».

Raffaella Della Bianca (Gruppo Misto – riformisti italiani) ha accolto con favore la proposta del Pd di sospensione, lanciando, però, una controproposta:. «Forse le elezioni si avvicinano e crediamo che occorra aprire un ragionamento politico su tutta la partita della presidenza mettendo in campo uomini di garanzia istituzionale. – ha detto – Ha un senso ora discutere con la maggioranza, se c’è la disponibilità a rimettere in gioco il nome del presidente ed eventualmente a convergere su di un nome di garanzia proveniente dalla minoranza, Non è scritto da nessuna parte che tutte le cariche devono essere coperte da un solo partito».

Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) ha accolto con favore la proposta di sospensione del Consiglio avanzata dal Pd, ma Marco Melgrati (capogruppo Pdl) ha ribattuto: «Il mio gruppo è disponibile alla discussione solo se viene rimessa in gioco la proposta sul presidente, altrimenti saremmo di fronte ad una buffonata».

Edoardo Rixi (Lega Nord - Liguria Padania) ha detto: «Questa discussione è sorprendente, qualsiasi Consiglio che si riunisce per scegliere una presidenza dovrebbe aver già fatto delle valutazioni a priori. Credo che ci sarebbe bisogno di un rinnovamento generale e di rivedere, sulla base di un riflessione complessiva su quello che non ha funzionato, le regole decise in passato. Ma forse non c’è la forza per farlo. Il profilo di Boffa nessuno lo mette in discussione, il metodo per la sua elezione sì, ma dopo questa discussione un po’ surreale, mi asterrò dal voto».

 

Dopo la sua elezione, il presidente Boffa ha dichiarato: «Non voglio prendere più tempo del necessario. Vi ringrazio innanzitutto per la stima che, al di là del voto, questa Assemblea ha ampiamente espresso: farò il possibile per dimostrare che la fiducia che mi avete dato è stata ben riposta. Sono questi anni difficili, anni di incertezza per molti giovani, di sofferenza per molte famiglie e sono anche anni di affanno per molte delle nostre imprese - ha aggiunto  -. Sono questi anni anche tormentati per la classe politica. Sotto la Presidenza di Rosario Monteleone questo Consiglio, che da subito ha gradualmente e drasticamente ridotto il fabbisogno dell’Assemblea, ha prodotto modifiche legislative assolutamente in linea con le nuove normative statali, ma anche e soprattutto meglio compatibili con il momento storico che stiamo attraversando. Per parte mia, sento tutta la responsabilità di rappresentare, come dice l’articolo dello Statuto, questa Assemblea e di difenderne, insieme a tutti voi, l’immagine e la funzionalità, così da assicurare una serena e proficua prosecuzione di legislatura nell’interesse di tutta la cittadinanza ligure».

 

Burlando interviene su Carige: Necessaria una inversione di rotta

Il presidente della giunta Claudio Burlando, su richiesta di Melgrati, capogruppo del Pdl, questa mattina è intervenuto in aula sulla vicenda Carige.

«È inutile negare che la Banca e la Fondazione hanno attraversato, e attraversano ancora, un periodo molto tumultuoso e complicato. La banca ha ricevuto un’”attenzione” molto evidente da parte di Bankitalia, che si è conclusa con un’indicazione netta di effettuare cambiamenti radicali: l’aspetto più rilevante è che la banca è sottocapitalizzata e dunque, almeno in questa fase, Bankitalia chiede una ricapitalizzazione, in tempi brevissimi, di 800 milioni di euro. In secondo luogo, Bankitalia ha chiesto alla banca di inscrivere a bilancio rischi relativi a prestiti significativi concessi a numerosi gruppi che si troverebbero in difficoltà».

«Questa banca affronta quindi, per la prima volta, un passaggio molto complicato ma è giusto sottolineare che negli ultimi decenni ha avuto una crescita enorme.  Al di là delle polemiche - ha dichiarato Burlando - spero che questo Consiglio si voglia concentrare su un passaggio decisivo per l’economia ligure. Il rischio che si corre è enorme: il titolo in Borsa è sceso molto, dal 2.5 al 0.4 e, ora, allo 0.6: il fatto che sia risalito del 50 per cento sui valori minimi, da quando si è cominciata a mettere a posto la questione, è un elemento rassicurante. Tuttavia, è evidente che vendere le Assicurazioni – questa è l’ipotesi principale – in un momento in cui si è obbligati a farlo, non è un passaggio semplice: chi compra, sapendo che si è obbligati a vendere, evidentemente compra bene. Carige ha venduto l’SGR per 100 milioni di euro e tutti lo considerano un ottimo affare, ma mancano comunque sempre 700 milioni di euro. Vi sono altre possibilità oltre alle Assicurazioni, naturalmente. La prima è un’operazione molto complessa di rivalutazione degli “asset” recentemente acquisiti, l’altra vicenda importante è la rivalutazione delle quote in Bankitalia, che non so se potrà avvenire in tempo utile. Vi e poi l’aumento di capitale vero e proprio con l’apporto di capitali. La Fondazione è in grado di contribuire a un aumento di capitale? È chiaro che nel momento in cui il titolo è così basso e la necessità di apporto finanziario è così alta, la possibilità che con poche centinaia di milioni di euro un soggetto esterno possa acquisire il controllo della banca è molto rilevante. Quando queste operazioni avvengono perché si è costretti e non si opera nelle condizioni migliori, è abbastanza evidente l’esito possibile».  

«Quando è emersa questa vicenda, è esplosa anche un’evidente guerra interna. Io sono stato rimproverato per aver usato pubblicamente toni forti. Ebbene, noi ce ne sentiamo dire tante, come classe dirigente, istituzionale e politica, però abbiamo anche il dovere di dire, qualche volta, che forse bisognerebbe anche da parte di altri usare toni e avere comportamenti diversi: in questo caso ne va del lavoro di tanta gente e dell’economia di tanta parte di questa nostra Regione. Non giova all’immagine della nostra Regione, della nostra economia e della nostra società uno scontro del genere, ed è giusto chiedere che si cambi passo e che si volti pagina. Francamente, mi sono anche veramente molto preoccupato quando la mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Fondazione, che nel frattempo è stata anche votata, è intervenuta addirittura prima che la banca scegliesse il nuovo amministratore delegato, tanto più dal momento in cui il Presidente Castelbarco ha affermato di volersi dimettere, non essendo più al suo posto chi lo aveva nominato. Abbiamo veramente passato un brutto quarto d’ora, ma ci abbiamo lavorato in tanti e pian piano è cominciata ad emergere una posizione per preservare la banca da questo scontro. Dopodiché, credo che tutti abbiamo compreso con chiarezza come Bankitalia non gradisse un ulteriore “tourbillon” nella banca».

Riferendosi alla recentissima nomina di Montani il presidente ha dichiarato: «Ora, l’amministratore delegato nominato è un genovese che io non conosco, ma che gode di stima, mi pare, unanime. Egli lascia una banca prestigiosa come la Banca Popolare di Milano e viene qui, mi pare in una logica che si può definire manageriale, in un momento delicatissimo, ad occuparsi di questa banca. Credo che tutti dobbiamo sperare in questa logica manageriale, in cui mi pare evidente che non vi sia stato nessun intervento di tipo politico. A questo nuovo management dobbiamo augurare di riuscire a fare cose difficilissime in pochissimo tempo, meglio che può e senza condizionamento alcuno. Tuttavia, quello che è successo ha tolto prestigio al sistema Banca/Fondazione dal momento che, dopo che per anni consiglieri d’amministrazione e consiglieri d’indirizzo hanno approvato in modo unanime ciò che veniva proposto, improvvisamente si scopre che al suo interno si registravano da tempo lacerazioni e tensioni. Penso che si debba mettere in sicurezza la banca almeno in quanto a “management”; poi in quanto all’azionariato non possiamo che sperarlo. Mi auguro si possa mettere in sicurezza anche la Fondazione attraverso un’operazione di alto profilo».

Burlando ha poi lanciato un appello: «Nella Fondazione il consiglio nel suo complesso e alcuni consiglieri in particolare sarebbe bene che avessero competenze elevatissime nel campo economico-finanziario, considerato che in qualità di azionisti dovranno discutere con Bankitalia, con il Tesoro, con potenziali acquirenti e con potenziali investitori nella banca.  La Fondazione, peraltro, ormai eroga pochissime risorse finanziarie, ragion per cui risulterebbero necessarie personalità altamente competenti in diversi settori (sociale, sanità, cultura, formazione, ricerca, sport) che siano molto attente al territorio e in grado di indirizzare in maniera adeguata le proprie risorse finanziarie seguendo una logica particolarmente accurata, visto che questi settori sono ormai agonizzanti. E trovo davvero inconcepibile che il consiglio d’amministrazione si riproduca all’infinito con il sistema della cooptazione. Rammento che in qualità di Presidente della Regione nomino una sola persona in consiglio d’indirizzo e da quando sono qui ho nominato una scienziata, la professoressa Franca Dagna Bricarelli, una genetista molto stimata. I consiglieri d’indirizzo, invece, ne cooptano ben 7. Se per voi va bene così - ha detto rivolgendosi ai consiglieri  - lasciamo che le cose continuino ad andare in questo modo. Certo è che si tratta di un ceto che si auto-conserva. Se adesso l’esito di questa vicenda dovesse tradursi in una trasmigrazione consistente dal Comitato di indirizzo al Cda, sarebbe a mio avviso una brutta cosa. Se invece in questi pochi giorni la Regione, le due Province e i due Comuni di Genova e Imperia, le 3 Camere di Commercio (Genova, Imperia e Savona in questo caso), e i Vescovi di Genova, Albenga e Imperia, che nomina un rappresentante congiuntamente al Vescovo di Ventimiglia-San Remo, condividessero questo giudizio, il Consiglio regionale nei prossimi giorni potrebbe, se lo ritenesse opportuno, irrobustirlo».

«L’operazione dovrebbe avere un certo profilo e un certo livello: del resto, questo Consiglio di indirizzo e questo Consiglio d’amministrazione della banca, insieme all’amministratore delegato appena nominato, in pochi mesi dovranno dare una risposta alle seguenti domande: questa banca si salva? Qualcuno la prende? E, in caso, chi sarebbe? Per farne che cosa? A me parrebbe che in questo momento la preoccupazione per questa risposta dovrebbe essere più importante che “piazzare” qualcuno lì dentro al quale poi si chiede magari di dare qualche soldo qui e là, perché è in gioco una cosa più grande ora».

«È la terza volta che ne parlo - ha concluso Burlando - prima ho trattato l’argomento con gli enti, poi in Giunta e infine in questa sede. Se si vuol fare in un modo o nell’altro, è facile parlare, dividerci e discutere. Il fatto che Scajola si sia ridotto a riprendere le sue battute (di Melgrati, ndr) per fare polemiche non mi fa pensare bene della sua posizione attuale, ma comunque chiudo qua il tema. È chiaro che quelli che hanno destituito Repetto possono fare come vogliono, però è una responsabilità in parte loro, in parte di chi li ha nominati e in parte della politica nel suo complesso. Lancio qui un appello ad agire in modo diverso da come si potrebbe fare, da come forse qualcuno intende fare e, se si volesse fare così, siamo disponibili a dare una mano».

 

Marco Melgrati (Pdl) ha chiesto di potere immediatamente replicare alla relazione di Burlando: «Credo sia necessaria l’immediata replica in aula, almeno da parte di chi ha sollevato questo problema. Ritengo di essere nel diritto di fare la replica».

Il presidente dell’Assemblea legislativa, Michele Boffa, ha chiarito che la replica non può essere consentita ad un singolo consigliere e che la proposta di Melgrati si intendeva come apertura della discussione per tutti i consiglieri. Questa proposta - ha aggiunto - Deve essere sottoposta al voto dell’aula ed approvata con il voto favorevole dei tre quarti dei presenti.

Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria-padania) si è detto favorevole all’immediata apertura della discussione.

Antonino Miceli (Pd) ha ribattuto: «In linea generale sono favorevole all’immediato dibattito. Ma mi pare controproducente strozzare la discussione in un’ora scarsa di tempo. Mi pare che su un tema così importante e strategico occorre affrontare la discussione con idee ben chiare su come varare un documento, un ordine del giorno che fornisca indicazioni precise, ad esempio sulle nomine, al consiglio di amministrazione. Se vogliamo svolgere un ruolo costruttivo e non solo fare chiacchiere, credo occorra varare e proporre un testo di indirizzo. Secondo me questo richiede un po’ di tempo. Non è sufficiente qualche momento strappato in coda al consiglio. Chiedo quindi di rimandare di una settimana la discussione e affrontare con calma la discussione, con un ordine del giorno. »

Melgrati ha ribattuto che non affrontare subito la discussione rappresenta un fatto grave.

La proposta di discussione immediata, che richiedeva il parere favorevole dei 3/4 dei presenti, è stata messa ai voti e respinta con 14 voti favorevoli (centrodestra), 15 contrari, centrosinistra e 3 astenuti (Diritti e libertà).

 

 

Assenti: Benzi e Piredda (motivi personali), Berlangieri (motivi istituzionali)

Quorum: 20 voti

                                                                      

 

 

 

 


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