lunedì 5 giugno 2023
22.06.2013 - A.M.

Il Perù, viaggio in un Paese mistico

Il breve soggiorno in Perù della scrittrice bolognese Alessia Massimiliano che ha inviato a Ponenteoggi questo affascinante "diario" di viaggio, raccontandolo in esclusiva

La realtà a volte è materiale adatto per gli adulti che non si spaventano facilmente: chi non è a conoscenza di ciò che succede realmente nel mondo rischia di essere inghiottito dalla consapevolezza che esistono situazioni molto difficili e forse la nostra luccicante società poi così bella non è…

 Cosa si può dire del Perù? E’ un paese intenso, a tratti violento ed estremamente umano; di un’umanità che mette quasi in imbarazzo e ti fa pentire di avere un concetto negativo della natura.

Il mio breve ma intenso viaggio scritto parte con un’osservazione geografica: il Perù è un paese che racchiude tutti i tipi di paesaggio: deserto, montagna oltre i 4000 metri di altezza, laghi, oceano, immense pianure solitarie, coltivate principalmente a caffè e frutta. Ho viaggiato in bus per un mese e mezzo attraverso le provincie peruviane, fino all’estremo Nord, per poi passare a Sud dell’Ecuador.

Ho voluto vivere questo viaggio come una nomade, non come una semplice turista. Ho tentato di toccare da vicino la realtà di un paese mistico ma che sa anche essere feroce; sembra quasi una sorta di risposta al passato duro e soffocante che ha lasciato dentro le persone un rabbia sorda e persistente. Credo che il popolo peruviano non abbia avuto la forza psicologica di reagire all’oppressione: dopo ben trecento anni di dominazione spagnola in cui la gente è stata sottomessa culturalmente e religiosamente, depredata e derubata, è difficile pensare che sia un popolo capace di ribellarsi alla dominazione. Forse anche per una certa pigrizia che lo contraddistingue: la poca voglia di inserirsi in un contesto di cultura globalizzata e conseguente frenesia economica. L’ultimo segnale moderno di questo fenomeno lo troviamo nel loro cocktail nazionale: il PISCO; inventato dai peruviani è poi stato brevettato dai cileni, che ora traggono alti profitti da uno dei cocktail più apprezzati al mondo.
Piccola parentesi: questa peculiarità mi ricorda il popolo italiano. Pochi infatti sanno che il nostro patrimonio storico e culturale è colmo d‘invenzioni poi furbamente sfruttate da altri paesi; trovo personalmente che ci sia una certa somiglianza tra i due popoli: scontenti ma privi di spirito rivoluzionario.

Ora però torniamo a discorsi meno concettuali e più pratici. Vi indico i luoghi che mi hanno colpito e che vale la pena visitare, almeno secondo il mio modesto parere!

Partirei, com’è doveroso fare, dalla capitale: Lima. E’ una megalopoli con più di dieci milioni di abitanti. Un enorme ammasso di case che hanno la particolarità di essere costruite senza tetto, per la mancanza quasi totale di piogge e per un’urbanizzazione non regolamentata da Leggi specifiche. Edifici solitamente bassi, di materiale anti sismico; con il lato dell’entrata rifinito e le restanti tre pareti di mattoni a vista. Questo anche perché si spera che le case vengano poi proseguite dai figli o dai nipoti, sempre che ci siano le possibilità di farlo.

La parte turistica e ricca si trova nel quartiere di Miraflores, dove ci si immerge in un paesaggio simil - americano: moderni edifici con molti piani che si affacciano su vie enormi colme di negozi in franchising. Come in tutto il resto del mondo – la globalizzazione è come un virus che ha ormai infettato tutte le città terrestri -; i prezzi praticati in queste catene sono il doppio rispetto alle piccole botteghe che si ritrovano nelle altre zone più popolari della città, fuori dal centro storico e turistico.

I luoghi che meritano una visita in città sono il Convento di Santa Rosa ed il Conjunto Monumental San Francisco, tutti e due dell’epoca spagnola (anno 1500 - 1600). Oltre agli affascinanti edifici religiosi in stile spagnolo si possono visitare delle impressionanti catacombe, le quali contengono i resti di circa trenta mila morti.

Se è una bella giornata estiva e ventosa consiglio di arrivare, prendendo una COMBI (furgoncini usati comunemente come mezzi di trasporto cittadini), in cima al Cerro San Cristobal; da lì infatti si può osservare tutta Lima. La città è molto inquinata, quindi non ci si può aspettare di riuscire a fare fotografie mozzafiato, però è impressionante osservare dall’alto la grandezza di questo agglomerato urbano.

 Dopo pochi giorni passati a Lima mi sentivo già stanca del traffico di questa megalopoli; ho deciso così di dirigermi verso l’entroterra est del Perù. Una domenica mattina mi sono così divertita ad osservare la gente ubriaca in giro dal sabato sera, su di un piccolo bus metropolitano che mi stava portando via dal grigio. In meno di due ore mi sono ritrovata in un paesino molto carino e quieto: San Jeronimo de Surco. E’ un minuscolo centro abitato, dove la gente vive principalmente di agricoltura (soprattutto fiori) e turismo. Appena fuori dal paese vi si trovano tre bellissime cascate, che si possono raggiungere rispettivamente in mezz’ora, tre e quattro ore di trekking. L’aria qui è pulita e secca, al contrario della vicina capitale, dove l’umidità raggiunge anche il 100%. Ci troviamo infatti a ben 2000 metri di altezza, ed il clima è cambiato totalmente. La cosa che mi ha colpito di più di questa piccolo rifugio è che la comunità contadina del luogo usa spesso come mezzo di trasporto un asino, muovendosi agilmente per il paese e per gli impervi sentieri sterrati!

 

A circa otto ore di auto in direzione Nord (560 chilometri) ho incontrato la costa nord del Perù con il suo capoluogo di provincia: Trujillo, chiamata la città dell’eterna primavera per il suo clima mite tutto l’anno: dai 10 gradi ai 25 gradi. Si trova nella provincia di Libertad ed è una città di mare con una spaziosa piazza d’armi  in cui è stata eretta una statua, opera di un’artista tedesco, dedicata alla libertà che la città ottenne dopo la dichiarazione d’indipendenza del 1820. Ciò che salta subito all’occhio girando per le strade sono Las Casonas: case coloniali sempre dei tempi dell’invasione spagnola, molto colorate e con balconi in legno di cedro. Un consiglio se si va a Trujillo: dormire a Huanchaco, a soli 14 km a nordest dalla città;  un piccolo ed antico villaggio di pescatori (precedente alla dominazione spagnola) attraversato da un’enorme e bellissima spiaggia di sabbia bianca, dove è possibile fare surf, dormire in piccoli hotel con vista mare e gustare dell’ottimo pesce fresco, consegnato ai ristoratori direttamente dai pescatori del luogo. Un paesaggio suggestivo, viste le colline di roccia nuda che si stagliano verso il cielo blu. Da non perdere assolutamente nella regione è Chan Chan, la capitale politica ed amministrativa del regno Chimu (la civiltà precedente agli Inca). E’ stato dichiarato infatti Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’Unesco nel 1986. Si visitano i resti dell’ala principale di un palazzo originariamente grande ben venti chilometri, dei quali ne sono rimasti solo quattordici. Qui vi si trovano soprattutto i templi per le adorazioni, le cucine ed il cimitero di questa civiltà ancora semi sconosciuta.

Continuando con le culture Chimu e Moche,  consiglio di vedere altri luoghi dai reperti veramente interessanti: HAUCA DEL SOL, HUACA DE LA LUNA, HUACA ARCO IRIS e EL BRUJO; questi sono i resti di altri templi dello stesso periodo storico. L’ultimo citato è un complesso archeologico dove si ritrova un’importante mummia: Señora de Cao, una giovane donna che 1700 anni fa governò il sud del Perù  e che è stata ritrovata praticamente intatta, con il corpo quasi interamente ricoperto di tatuaggi ed indosso ben 18 collane preziose.

 

Salendo ancora più a Nord mi sono fermata nell’ultima cittadina peruviana al confine con l’Ecuador: Tumbes. Uno dei posti più pericolosi del Perù, come del resto tutte le città di frontiera sudamericane(la cosa che consiglio vivamente di NON fare in questi posti è viaggiare con taxi che non siano di colore giallo – quelli di colore diverso sono abusivi - e di portare oggetti preziosi o borse in vista quando si gira per la strada). Qui sono stata ospite di una famiglia che ho trovato molto ospitale e festaiola. Tumbes è il posto dove si beve di più di tutto il Perù: la gente ha l’abitudine di riunirsi in casa di qualcuno, specialmente nel week end, con grandi quantità di birra bionda in bottiglia che scorrono allegramente ad allietare le serate. Sono fondamentalmente persone socievoli e che amano scorrore la vita a rilento, come in un film visto alla moviola. Vicino a Tumbes ci sono delle spiagge molto belle che consiglio di visitare, con palme da cocco e sabbia bianca; personalmente consiglio Zorritos, la più caraibica delle spiagge, a solo mezz’ora di auto dal capoluogo.

 

Dopo essere stata in Ecuador, consigliata dai miei amici peruviani ho deciso di visitare Tarma, la perla delle Ande, città dei fiori. Avevano ragione a consigliarmela! E’ un piccolo capolavoro a 3050 mt s.l.m. La temperatura oscilla tra i 15 gradi invernali ed i 30 estivi; un clima sempre mite che permette la coltivazione di molte varietà di frutta e verdura (enormi carciofi, spinaci e sette diverse varietà di patate), ma soprattutto di una grande varietà di fiori, che vengono poi distribuiti e venduti per tutto il paese. E’ infatti consigliabile visitare Tarma nel periodo tra marzo e maggio, quando si possono osservare e fotografare campi sterminati di fiori dalle molte varietà e colori. Da qui ogni giorno partono furgoncini attrezzati per portare i turisti alle varie destinazioni, con un’ottima tenuta di strada anche su percorsi di montagna e sterrati. La cosa che stupisce di questa regione è come solo in un’ora di auto ci si possa catapultare in paesaggi e clima nettamente differenti: si passa infatti dai 3000 ai 700 metri s.l.m., nella parte iniziale della sierra centrale amazzonica. Qui vi si trova un caldo umido e costante di 30 gradi. Io in particolare ho visitato la Valle di Chanchamayo; il nome deriva dal fiume che la attraversa e prosegue il suo percorso verso il nord della Sierra. Qui confluisce con un’altro fiume, Paucartambo, cambiando il suo nome in Pirenè. In questa valle ci si addentra nel cuore di una natura selvaggia, con diverse specie di animali esotici. E’ il posto del Perù che visivamente mi ha affascinato di più. Ho visitato due cascate fantastiche (Bayoz ed Il Velo della Sposa) per poi passare ad una delle più grandi comunità ecologiche/biologiche al mondo, dove la terra viene lavorata solo con antiparassitari naturali ed esclusivamente usando macchinari non inquinanti, che giungono ai nostri giorni direttamente dalla cultura e tradizione contadina locale. I prodotti di spicco sono il caffè (assolutamente uno dei migliori al mondo, detto da una caffeinomane!), i frutti tropicali (papaya, mango, banane) canna da zucchero, i meravigliosi fiori tropicali. Un’agricoltura molto varia e completa, che rifornisce tutto il resto del paese e permetterebbe alla zona di essere completamente indipendente dal punto di vista economico.

Un luogo paticolare e da non perdere assolutamente: il MARIPOSARIO (luogo delle farfalle) dove una guida introduce le persone alla scoperta della vita di questi bellissimi insetti. Qui infatti vivono, in un ambiente perfettamente riprodottto, le specie più comuni della zona. E’ rilassante camminare tra la vegetazione ed i fiori tropicali mentre intorno volano farfalle coloratissime. La peculiarità del mariposario è il fatto che negli ultimi anni sia diventato un “ospedale” per gli animali braccati e depredati della zona. Qui i volontari accolgono gli animali malati e feriti e li curano, con lo scopo ultimo di riportarli nel loro habitat naturale ed evitare così l’estinzione della specie. In Perù infatti il bracconaggio è un problema molto grave. Centinaia di migliaia di pappagalli multicolori, scimmie e vari altri animali vengono rubati e venduti oppure depredati da ossa, denti e piume con lo scopo di fabbricare souvenir per turisti. Una curiosità del mariposario: tra gli altri ospiti si può osservare un rarissimo serpente color verde smeraldo; un turista, facendo trekking nella foresta, ha trovato qquesto esemplare ferito; inconsapevole del numero esiguo di esemplari rimasti e del conseguente elevato valore economico del rettile (circa 3000 mila euro) lo ha consegnato ad un meravigliato biologo che in quel periodo stava lavorando presso di loro. Ora si stà cercando una femmina della stessa specie, con l’intento di farli riprodurre e così scongiurare l’estinzione di questa specie.

Ritornando verso casa dopo dodici ore di tour, ho fatto la sua ultima sosta serale: La Merced, il capoluogo di questa regione del Perù chiamata Junin, dove ho potuto osservare una delle varie tradizionali feste religiose e floreali.

Il mio viaggio nella regione del Junin prosegue con la grotta più profonda del Sudamerica: la Gruta de Huagabo (cerro Racasmarca 3752 mt s.l.m.). Ha un’apertura di 20.5 metri di altezza per ben 30 metri di larghezza. E’ un’esperienza che lascia senza fiato, anche se ho potuto visitare solo i primi 150 metri (si può arrivare fino a 1800 metri, indossando però l’attrezzatura adatta, visto che alcuni punti sono ricoperti di acqua alta o fango). Ci sono stalagmiti e stalattiti di migliaia d’anni (formate inspiegabilmente anche da materiale lavico) che disegnano figure straordinarie: serpente, drago, bimbo che siede, madre con il bimbo, ecc.

Due ultime curiosità geologiche che si possono osservare durante l’esplorazione della zona. La prima si trova nel cammino tra Matucana e Mata, sulla strada (carretera) principale: il ROSTRO DE CRISTO (viso di Cristo); curiosa formazione rocciosa con le sembianza del Messia Nazareno. La seconda invece si trova a Merced, sempre visibile dalla carretera centrale: EL NATIVO DURMIENTE, una montagna che ha il profilo di un uomo che dorme.

 Bene, per concludere questo breve ma intenso viaggio nel cuore del Perù, consiglio di respirare “a pieni polmoni” il misticismo che riempie l’aria di questo paese molto grande e vario, per poi osservare con occhi spalancati e sinceri ciò che lo sfruttamento della povertà offre alla gente: una lotta continua, per riuscire a sopravvivere in questa jungla senza animo che è la nostra società evoluta.

Alessia Massimiliano

 

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