venerdì 19 aprile 2024
05.12.2014 - Redazione

Legge di stabilità e riduzione del personale delle Province: la Liguria dice no partendo da Imperia

Secondo l'emendamento alla Legge di stabilità 2015 alla fine il 50% del personale delle Province italiane verrebbe considerato soprannumerario.

Dure critiche alla Legge di stabilità 2015 che in questi giorni è all'esame delle Commissioni parlamentari, e presto approderà in Aula a Montecitorio, questa mattina a Genova dove nel Palazzo della Regione il Governatore Claudio Burlando ha presieduto una riunione, cui hanno partecipato il Sindaco di Genova Doria, è il presidente dell'Anci regionale, Monica Giuliano, presidente regionale dell'Unione delle province italiane, i Prefetti della Liguria ed i rappresentanti sindacali dei lavoratori interessati, riguardo al tema della riduzione per un miliardo di Euro della quota- trasferimenti dallo Stato alle Province e dunque alla necessità da parte di queste di licenziare parte del personale.

L'emendamento della maggioranza alla Legge, ancora a livello di Proposta, di bilancio infatti considera come soprannumerario bel il 50% del personale dipendente che dovrà essere posto in mobilità e ricollocato altrove. Ciò però, secondo lo stesso emendamento, potrà avvenire solamente per una piccola parte di esso. La maggioranza dei lavoratori in esubero, cioè, prima o poi verrà licenziata."

La situazione è molto grave, si determinerà, in caso di approvazione dell'emendamento, l'allontanamento dalla Pubblica amministrazione di migliaia e migliaia di lavoratori incolpevoli che, a causa dell'età, difficilmente troveranno un altro lavoro" affermano i sindacalisti dell'Imperiese nel cui capoluogo, Imperia, verrebbero lasciate a casa circa centoventi persone che lavorano per tale Ente autarchico.

Per una città di solamente quarantamila abitanti che già soffre per la crisi dell'Agnesi, dove si parla con quasi sicurezza di altri centoventi licenziamenti, dove già da anni è scomparso il porto commerciale per far posto ad un controverso porto turistico, ciò potrebbe significare la fine. D'altronde il governo Renzi, ma anche i precedenti Gabinetti guidati da Enrico Letta e da Monti, da sempre parla di superamento delle Provincie.

Già si sono aboliti i suoi organi elettivi diretti ed oggi quasi la metà delle Provincie italiane già è governata da Giunte elette solamente dai politici dei singoli Comuni e non più dai cittadini. E’ certamente un caso più unico che raro in Europa ma d'altronde al Ministero della Funzione pubblica, da sempre sostiene che ora bisogna sforbiciare tra il personale della Pubblica Amministrazione, cominciando proprio da quello delle Provincie, sino al 1970 ossatura dell'Amministrazione territoriale dello Stato, poi previste come Organi periferici delle Regione che si sarebbero dovute quasi esclusivamente avvalere del loro personale per il funzionamento. Per uno dei tanti misteri della partitocrazia italiana, invece, le Regioni si sono create una loro autonoma e pletorica burocrazia ed oggi a farne le spese sono proprio i dipendenti di quell'Organo ormai considerato inutile.

Ad Imperia, dunque, c'è ribellione ma pure nelle altre tre Provincie liguri, Savona, La Spezia e Genova, ora trasformata in Città metropolitana, c'è molto malcontento tra i lavoratori pubblici. Per Venerdì prossimo Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero nazionale generale per tutta la giornata: quello dei licenziamenti tra i dipendenti delle 107 Provincie italiane sarà solamente un argomento in più tra i tanti di una Legge di stabilità che scontenta molti e che, sempre più fa somigliare Roma ad Atene.              .                 

Sergio Bagnoli 


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