lunedì 17 giugno 2024
05.02.2014 - Redazione

Liguria: fiume Roja, frane e imprese in Consiglio Regionale

Condizioni e regime idraulico del fiume Roya.

Sergio Scibilia (Pd) ha presentato un’interrogazione ricordando che il 14 maggio 1986 l’Ufficio Genio Civile di Imperia - Regione Liguria emise un’ordinanza in merito alla realizzazione di opere idrauliche di terza categoria a cura del Consorzio di Arginatura del Fiume Roja - torrente Bevera, per realizzare un’arginatura del fiume per la costruzione del nuovo parco ferroviario e dell’autoporto doganale nel Comune di Ventimiglia. In quella ordinanza il Genio Civile assegnò le competenze suddivise per porzioni a diverse Amministrazioni, in merito alla ripartizione degli oneri conseguenti alle prescrizioni: l’ordinanza prevedeva obblighi precisi per garantire il regime idraulico del corso d ' acqua, attraverso il mantenimento e la buona conservazione delle opere; il recupero di tutta la sezione idraulica ove tale opere siano da sostituire con opere nuove; lo sgombero dell' alveo a proprie spese, secondo un franco preciso; due interventi annuali di pulizia, previa comunicazione al Ufficio Genio Civile di Imperia. Tuttavia oggi «il tratto di fiume Roya tra il ponte di collegamento tra la statale n. 20 e l'ingresso della A10, versa in cattive condizioni di manutenzione con presenza nell’alveo di folta vegetazione, di alti alberi e di materiale solido - ha spiegato Scibilia – e tale situazione impedisce il regolare flusso delle acque che potrebbero creare un naturale impedimento in caso di eventi atmosferici. Inoltre la barra terminale del fiume è strozzata dalla presenza di materiale lapideo compattato e da una grossa area piana di riporto già adibita in passato a parcheggio pubblico ed oggi in stato di abbandono e non fruibile per motivi di sicurezza». Il consigliere ha, infine, domandato alla giunta quale sia l’ente pubblico designato a far rispettare l’ordinanza del Genio Civile ed a svolgere l'attività di coordinamento dei vari soggetti obbligati e se l’attuale alveo del fiume Roya sia in condizioni di sicurezza, in buona conservazione tale da tutelare il patrimonio idrico e se vengano rispettate tutte indicazioni tecniche e prescrizioni atte a garantire il deflusso delle acque lungo tutto il corso.

L’assessore all’ambiente, Renata Briano, ha spiegato che il consorzio, a seguito di quanto previsto a livello nazionale in merito alla classificazione delle opere idrauliche, è stato sciolto. Ha quindi spiegato:«Attualmente, così come prevede la norma regionale, è l’amministrazione provinciale di Imperia l’Ente competente alla realizzazione della manutenzione delle opere di cui trattasi. Sempre all’amministrazione provinciale competono anche le opere di gestione del demanio idrico, tranne le concessioni per le grandi derivazioni che risultano in capo alla Regione». L’assessore ha continuato: «Il bacino transfrontaliero del fiume Roya costituisce un ambito territoriale che negli ultimi 20 anni è stato oggetto di iniziative regionali e di cooperazione internazionale. Per quanto riguarda il territorio italiano, attraverso gli studi del Piano di bacino per l’assetto idrogeologico e del Piano di tutela delle acque, sono state sviluppate conoscenze sulla tutela della falda acquifera e sulla gestione dei rischi ambientali, con particolare riferimento alla gestione del rischio idrogeologico. In particolare per quanto riguarda l’assetto idrogeologico la parte fociva del fiume presenta situazioni diversificate in ragione, appunto, degli interventi realizzati. I progetti di cooperazione transfrontaliera sono stati attuati, già a partire dagli anni Novanta, e hanno sviluppato conoscenze su tutto il bacino sulla tutela della falda acquifera e sulla gestione del rischio idrogeologico. In particolare con la delibera regionale numero 1136 del 2013 è stato approvato lo schema protocollo d’intesa transfrontaliera che individua le tematiche prioritarie sulle quali gli enti intendono proseguire nell’attività di acquisizione di conoscenze, tra l’altro sui sistema di allarme per piena, sistema di allarme in tempo reale sulla qualità delle acque della falda e riduzione del rischio frane lungo l’asse viario che collega Ventimiglia al Col di Tenda.

Scibilia ha replicato che la competenza, secondo quanto detto dall’assessore, è della Provincia «che tutti sappiamo non ha i mezzi» avanzando forti perplessità sul fatto che le verifiche sullo stato dell’alveo sia effettuate e ha annunciato che approfondirà la situazione.

 

Sgombero di un palazzo in via Bocciardo, a Genova

Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente) ha presentato un’interrogazione sul sgombero di un palazzo in via Bocciardo, a Genova. Il consigliere ha ricostruito l’intera vicenda: nell’area in cui sorgeva il civico n. 60 di Via Tanini nel dicembre 2011 erano in corso i lavori di esecuzione di un’autorimessa interrata secondo un progetto che prevedeva anche la costruzione di un edificio residenziale sovrastante. Il terreno interessato dai lavori si trova in zona sottoposta a vincolo idrogeologico e la Provincia di Genova aveva rilasciato due autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori, la n. 4813 del 7 agosto 2009 e la n. 5193 del 9 settembre 2011, tuttavia il 4 dicembre 2011 si è verificato nel cantiere un dissesto provocato dal cedimento strutturale di un elemento costruito per contrastare la spinta del muro di sostegno in cemento armato confinante con il fabbricato di Via Bocciardo 1 e 1A, soprastante l’area di cantiere. A seguito dei due sopralluoghi effettuati nella stessa giornata dai responsabili del Settore Pubblica Incolumità del Comune di Genova e da un funzionario dei VV.FF, veniva deciso, per motivi di sicurezza, di procedere allo sgombero del fabbricato e alla chiusura di tutte le unità abitative in esso presenti. In seguito ad alcuni esposti il 12 dicembre 2011 fu effettuato un altro sopralluogo per verificare la regolarità delle opere in corso di esecuzione «ed era emerso - ha aggiunto Pellerano - che i lavori di scavo erano stati eseguiti in difformità rispetto a quanto illustrato nella relazione tecnica depositata in Provincia per ottenere la 2a autorizzazione in variante per il vincolo idrogeologico, la n. 5193 del 9 settembre 2011. Il giorno dopo veniva emanata dal Settore Incolumità del Comune di Genova l’ordinanza dirigenziale con cui si richiedeva alla Ditta S.C.A. di mettere in sicurezza l’edificio e l’area entro 30 giorni e 21 dicembre 2011 il Comune emanava l’ordinanza dirigenziale che disponeva la revoca dell’autorizzazione n. 5193 del 9 settembre 2011 per l’inosservanza delle condizioni contenute nella stessa, con la conseguente immediata sospensione dei lavori e l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge». Nel gennaio 2012, secondo la ricostruzione di Pellerano, il Settore Approvazione Progetti e Controllo Attività Edilizia del Comune di Genova inviava una lettera allo studio legale che rappresenta i condomini del fabbricato di Via Bocciardo 1, in cui ribadiva di “non rivestire alcuna competenza in merito alla corretta esecuzione delle diverse fasi lavorative…..né possiede professionalità tali da poter comunque monitorare lo svolgimento dei lavori sotto tale profilo” e «ad oggi, né la ditta SCA né il Settore Opere Infrastrutturali del Comune di Genova hanno provveduto a mettere in sicurezza l’edificio e l’area del cantiere e sono trascorsi due anni da quando i condomini di Via Bocciardo 1 e 1A sono stati allontanati dalle loro unità abitative, con tutti i disagi e le incertezze che ne derivano in termini economici e di prospettive. Non solo: in tutti questi mesi, gli inquilini, pur essendo fuori casa, hanno continuato a pagare regolarmente le utenze che, oggi per una questione di sicurezza, si accingono a chiudere definitivamente; oltre a ciò continuano a pagare tasse e, in alcuni casi, anche mutui, sugli appartamenti da cui sono stati evacuati così come continuano a pagare gli affitti delle case in cui attualmente abitano, quelle stesse case che, inizialmente, dovevano essere sistemazioni provvisorie e che, adesso, rischiano di diventare definitive». Il 16 ottobre 2013 scorso, infine, la società costruttrice del parcheggio ha dichiarato in udienza che, stante la situazione di crisi economica, non potrà provvedere alla messa in sicurezza del cantiere. Pellerano, quindi, ha chiesto alla giunta di attivarsi in aiuto degli ex abitanti del palazzo di Via Bocciardo e presso le altre autorità competenti perché, al più presto, le famiglie possano rientrare in casa e venga messo in sicurezza il cantiere e lo stesso palazzo. Il consigliere ha chiesto, infine, alla Regione di richiedere al Comune di Genova di disporre l’accertamento sullo stato dei lavori di messa in sicurezza dell’area di cantiere che la società B&C Group e la ditta esecutrice SCA avrebbero dovuto terminare entro settembre 2013. In aula Pellerano ha rimarcato che l’area degli scavi, a seguito delle forti piogge si sta trasformando in una sorta di piscina e si è creata una situazione di rischio che potrebbe gravare sull’intera zona. Pellerano ha pertanto invitato la Regione a contattare il Comune affinché si attivi per trovare una soluzione.

Per la giunta ha risposto l’assessore all’urbanistica, Gabriele Cascino: «Questa vicenda non rientra tra le competenze del mio assessorato. In passato, comunque, noi ci eravamo già mossi organizzando un incontro tra le diverse parti competenti, al quale aveva preso parte anche il consigliere Pellerano. La competenza, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e la pubblica incolumità, è del Comune di Genova. A questo punto mi assumo l’impegno politico di riconvocare tutte le parti coinvolte per un nuovo incontro, e con la presenza del consigliere Pellerano, per stimolare una decisione che possa prospettare un percorso di risoluzione»..

Pellerano ha ribadito che la giunta in passato poteva fare qualche cosa in più. Ha quindi insistito sulla necessità che la Regione inviti il Comune a trovare soluzioni.

 

Edilizia penalizzata dalla complicata burocrazia regionale. Marco Melgrati (Forza Italia) ha presentato un’interrogazione in cui ha chiesto alla giunta «quanti progetti, attinenti a varianti urbanistiche finalizzate alle realizzazione di edifici produttivi o impianti e alberghi o residenze turistiche, siano stati esaminati, sia nell'ambito della Valutazione Ambientale Strategica che dai competenti uffici dell'Urbanistica per i necessari assensi, pareri o autorizzazioni di competenza regionale dal 1 gennaio 2010; quanti di essi abbiano avuto esito favorevole e quanti siano stati rigettati o gravati di prescrizioni che ne hanno impedito la realizzazione; e quanti procedimenti, nei temi di interesse, siano in corso da oltre 12 mesi e non abbiano avuto compimento». Secondo il consigliere «la contorta burocrazia regionale sta ammazzando l’impresa privata legata alla filiera dell’edilizia visti i troppi i vincoli, le troppe le pastoie burocratiche, troppi i dinieghi non basati sulle norme ma sulla interpretazione eccessivamente restrittiva e marcatamente ideologica falso - ambientalista degli uffici della Regione». Melgrati ha aggiunto: «La pesante crisi economica e la scarsa disponibilità di capitali hanno progressivamente ridotto le nuove iniziative imprenditoriali, gli investimenti ed i progetti di sviluppo per il futuro e il numero delle istanze tese all'autorizzazione di permessi di costruire attinenti edifici o impianti industriali e artigianali e alberghi o residenze turistiche appaiono in calo e, soprattutto, sembra essere in calo la percentuale dei progetti approvati rispetto a quelli presentati. Inoltre le recenti normative e gli strumenti di pianificazione regionale sono stati attuati nella logica di protezione del territorio e dell'aggravamento dei vincoli alle trasformazioni, come se l'economia fosse in fase di sviluppo più o meno disordinato e l'emergenza fosse la tutela del suolo e dei valori ambientali e non quella occupazionale. In particolare - ha concluso - l'attuazione delle verifiche di Valutazione Ambientale Strategica che accompagnano ogni variante urbanistica (nel caso in esame mi riferisco a quelle finalizzate alla realizzazione di attività produttive), ben lungi da orientare la progettazione degli interventi verso le piú avanzate tecnologie che riducono gli impatti degli edifici produttivi o delle produzioni, sembrano produrre un aumento delle pratiche bocciate dalla Regione».

Per la giunta ha risposto l’assessore all’urbanistica, Gabriele Cascino: «Il quadro, dal punto di vista normativo è complicato sia per la legislazione nazionale sia per quella regionale. L’assessore all’ambiente ed io stiamo intervenendo ognuno per le rispettive competenze. Intanto, in Regione abbiamo creato l’Ufficio unico per le attività produttive, il che rappresenta una novità. Un rappresentate dell’Urbanistica, un rappresentante delle Attività produttive e un rappresentante del Dipartimento ambiente lavorano insieme in un ufficio. Ovviamente non si tratta dello sportello che si trova nei Comuni, ma serve per facilitare il reperimento dei vari pareri dei nostri Dipartimenti. Questo aspetto, a nostro avviso, ha favorito la velocizzazione dei procedimenti. Dal punto di vista urbanistico ho già presentato un progetto di legge sulla paesaggistica. Da 8 leggi arriviamo a una legge sola, quindi ne abroghiamo 7. Proprio stamattina ho presentato in Giunta la nuova legislazione sulla legge urbanistica per snellire i procedimenti e garantire tempi certi al compimento di questi pareri, con termini perentori. Questo aspetto penso sia importante». L’assessore ha concluso: «Solo un terzo dei nostri Comuni sono dotati di PUC. Bisogna fare in modo che tali Comuni migliorino nelle valutazioni ambientali del proprio territorio. È evidente che quando un territorio ha operato analisi ambientali nella sua complessità, è molto più semplice decidere quali parti del territorio potranno superare il procedimento particolare all’interno di una legalizzazione generale del territorio».

L’assessore all’ambiente Renata Briano ha precisato che «Nessuna procedura di verifica di assoggettabilità o Vas è in corso da oltre 12 mesi». L’assessore ha quindi fornito, per iscritto, un elenco dettagliato delle procedure di verifica di assoggettabilità e VAS dal 1 gennaio 2010, di progetti attinenti a varianti urbanistiche finalizzate alla realizzazione di edifici produttivi o impianti e alberghi o residenze turistiche, specificando data di attivazione, data dell’atto conclusivo ed esito della procedura.

Melgrati ha commentato: «Attendiamo l’esito delle proposte avanzate da Cascino ». Il consigliere ha quindi invitato la Regione a destinare fondi per quei Comuni che intendono dotarsi di puc, ma non hanno mezzi economici per assegnare l’incarico a professionisti.

 

Danni causati dalle piogge, fra ottobre a dicembre 2013, nell’entroterra del Tigullio.

Ezio Chiesa (Gruppo misto-Liguria viva) ha presentato un’interrogazione sulle violente piogge abbattutesi sul Tigullio nell’autunno scorso. Chiesa ha ricordato che, a seguito delle violenti piogge cadute negli ultimi mesi, alcune località della Liguria e, in modo particolare, molti comuni dell’entroterra del Tigullio hanno subìto gravi danni alle opere pubbliche comunali, alle infrastrutture di proprietà della Provincia di Genova e alle abitazioni, costringendo diverse famiglie a dover abbandonare le case ed ora dover fare fronte ad ingenti spese al fine di porre rimedio a quanto accaduto. «Ogni qualvolta la Protezione Civile dichiara lo stato di allerta - fatto che, a causa dei mutamenti climatici, avviene sempre più spesso - parecchie famiglie sono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni - ha aggiunto - mentre il crollo del ponte di Carasco, sul torrente Sturla, oltre aver causato due vittime, crea disagi per pendolari e studenti, nonché al traffico veicolare con pesanti conseguenze per l’economia della Fontanabuona, già colpita da una crisi senza precedenti. Lo smottamento avvenuto durante le festività natalizie lungo la strada provinciale 225, in località Ferriere, ha costretto la Regione Liguria a compiere ulteriori sforzi finanziari onde evitare l’isolamento, di fatto, di un’intera vallata». Chiesa ha sottolineato che il presidente della Regione Liguria in più di una circostanza ha affermato di voler intervenire con finanziamenti propri provenienti dai fondi delle accise 2013, per ripristinare il ponte di Carasco, e con i fondi delle accise previsti nel 2014 e la quota parte dei 20 milioni di euro stanziati dal Governo, per le regioni colpite da calamità naturali per andare incontro alle richieste dei Comuni. Secondo Chiesa, però, «questi finanziamenti sono decisamente insufficienti per far fronte alle sole somme urgenze predisposte dai Comuni interessati, somme che superano abbondantemente i 15 milioni di euro ai quali bisogna aggiungere le richieste avanzate dalla Provincia di Genova. Intanto anche privati, aziende ed agricoltori contano danni ai quali, ad oggi, sono costretti a far fronte esclusivamente con fondi propri per mettere in sicurezza, abitazioni, aziende e territorio». Dopo avere ricordato che sono in scadenza le programmazioni dei Fondi Fas e Psr 2007 - 2013 che non potranno essere spesi entro il termine massimo del 2017, il consigliere ha chiesto alla giunta se, oltre la rimanenza delle accise della benzina 2013, quella del 2014 e la somma stanziata dal Governo, intenda mettere a disposizione dei Comuni, i finanziamenti previsti dai Fondi Fas per le infrastrutture del Tigullio e se ci sia la volontà della Regione di utilizzare risorse del Psr 2007 – 2013. Secondo Chiesa in tal caso sarebbe necessario che la Regione si facesse carico del costo dell’Iva che, altrimenti, porterebbe ai Comuni un aggravio minimo pari a 1/3 del costo degli interventi previsti che diventerebbe insostenibile. In aula: siamo partiti da ottobre . In aula Chiesa ha ricordato che alla richiesta dello stato di calamità naturale per l’alluvione che ha colpito il Tigullio ed il suo entroterra il governo nazionale ha risposto negativamente, riconoscendo la calamità B, di competenza regionale. Diversamente, invece, andrebbero le cose per i fatti di dicembre e gennaio. Chiesa ha anche sottolineato che la Regione ha prorogato a tutto il 2014 le accise sulla benzina, finalizzate a finanziare gli interventi post alluvione. Ha infine ricordato che nella legge di stabilità sono previsti 20 milioni per le Regioni che hanno subito danni da maltempo, ma deve essere ancora effettuato il riparto.

L’assessore all’ambiente, Renata Briano ha ribadito la necessità di non alimentare battaglie fra territori. Ha detto: «Noi dobbiamo essere garanti, dobbiamo dare risposte eque per i danni che hanno subito i diversi territori. Stiamo finendo di raccogliere le schede per avere una visione complessiva. Oggi l’assessorato all’ambiente e quello alle infrastrutture hanno assegnato nuove risorse, attinte dalle accise, per interventi nell’imperiese. Ma, lo ripeto, prima di fare una suddivisione generale occorre avere un quadro preciso di tutti i Comuni. Le risorse sono poche . Abbiamo intenzione di lavorare sui fondi Fas, che sono riprogrammabili, per destinare fondi a favore dei territori alluvionati. L’assessore all’agricoltura, Barbagallo, sta lavorando sul Psr, affinchè si possano finanziare degli interventi nei territori colpiti. Intanto il governo ha concesso lo stato di emergenza ed ha stanziato 13 milioni per la prima emergenza, tenendo conto di questa ripartizione danni: 50 per cento Imperia, 30 per cento Genova, 10 per cento il territorio savonese e 10 per cento 10 quello spezzino, Per quanto riguarda i 20 milioni inseriti nella legge di stabilità e non ancora ripartiti, il prefetto Gabrielli non ci ha ancora fatto sapere nulla».

Chiesa ha ribadito la necessità, da parte della Regione, di far ascoltare la sua voce, affinché non resti esclusa dalla ripartizione delle risorse.

 

 

Problema occupazionale e di sviluppo industriale della Ferrania Solis

Maurizio Torterolo (Lega Nord Liguria-Padania) ha presentato un’interrogazione sul fatto che Ferrania Solis, impresa specializzata nella produzione di pannelli fotovoltaici, avrebbe manifestato l’intenzione di ridurre il costo del lavoro attraverso un risparmio sulle retribuzioni che verrebbe attuato sostituendo la quota fissa con quella flessibile. Secondo il consigliere «non risulterebbero, a fronte delle riduzioni, piani di investimento o industriali che permettano e garantiscano all’azienda una prospettiva di sviluppo concreto a lungo termine e, secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, la stessa azienda avrebbe pacificamente ammesso di non voler compiere ulteriori investimenti ritenendo strategico, dal punto di vista della politica industriale, risparmiare 300 - 400 mila euro dalle retribuzioni. Non solo - ha proseguito - ma è in discussione, tra la proprietà ed i sindacati, la possibilità di mettere in cassa integrazione una parte del personale, viste le ridotte commesse conseguenti alla perdita di una serie di clienti. In un territorio già ampiamente martoriato dal punto di vista della diminuzione occupazionale è indispensabile provvedere a concordare con l’azienda un piano di sviluppo industriale a lungo termine che superi le logiche legate agli ammortizzatori sociali e che punti sullo sviluppo di nuovi prodotti». Torterolo ha, quindi, chiesto alla giunta quali controlli e verifiche siano stati effettuati in merito a queste problematiche e quali iniziative abbia intrapreso, o intende intraprendere, la Regione per risolvere il problema evidenziato, con particolare riferimento ai modi ed ai tempi.

Per la giunta ha risposto l’assessore alle politiche attive del lavoro Enrico Vesco: «La valorizzazione dell’area Ferrania è un tema sul quale siamo concentrati da molti anni. Abbiamo costretto l’azienda ad accettare un ultimo periodo di cassa integrazione in deroga che si è concluso a maggio. Per Ferrania Solis da alcuni mesi sono in atto continue trattative fra azienda e rappresentanti dei lavoratori sul piano industriale presentato dall’azienda e finalizzato al consolidamento commerciale di Solis. Lo scenario è, però, difficilissimo: è venuta meno la spinta per i pannelli fotovoltaici, che prima era favorita dagli incentivi nazionali, quindi, con il calo dei consumi si è assistito ad una progressiva riduzione della produzione, aggravata dal fatto che le procedure attivate dall’Unione Europea nei confronti della Cina si sono rivelate pressocché inesistenti. La proprietà - ha aggiunto Vesco - ha messo in atto azioni di espansione nel mercato estero. L’azienda ha perseguito un indirizzo di riduzione dei costi di produzione e del costo del lavoro, nella convinzione di poter recuperare competitività e puntare alla crescita. Oggi, però, l’azienda con una nota ha detto di non aver ancora raggiunto il pareggio di bilancio. Ci siamo attivati con l’assessore Guccinelli e, in attesa di un accordo che pare difficile da raggiungere, si possono attuare azioni difensive per i lavoratori, propedeutica ad azioni successive». Vesco ha ricordato che è stata attivata la cassa integrazione ordinaria che decorre dal 18 novembre e terminerà il 16 febbraio. L’azienda starebbe valutando l’ipotesi dei contratti di solidarietà, proposti dall’assemblea dei lavoratori, a cui l’azienda non ha ancora dato assenso. Vesco ha ribadito la necessità di non incidere sul costo del lavoro.

Torterolo si è dichiarato insoddisfatto della risposta e ha ricordato l’accordo di programma con Ferrania del 2006, in cui sono stati investiti soldi pubblici su quell’area, ma che le risposte non sono sufficienti e ha auspicato soluzioni adeguate alla gravità della situazione.

 

Drammatica situazione di un disabile genovese

Aldo Siri (liste civiche per Biasotti presidente) ha presentato un’interrogazione sulla situazione di un disabile residente a Genova , in un appartamento di edilizia popolare, in via Bolzaneto. Nell’interrogazione Siri rilevava che l’uomo è costretto su una sedia a rotelle da 5 anni a causa di un incidente, che è in attesa di un intervento che comporterà l’amputazione del piede sinistro a causa di una patologia diabetica e che l’appartamento e il condominio non sono a norma per i portatori di handicap in quanto le porte della casa sono strette ed impediscono l’accesso al bagno e alla camera da letto con la carrozzina. Anche il varco dell’ascensore, si legge nel tetso, è troppo stretto e comunque per raggiungere lo stesso ascensore c’è una rampa di scale. Non solo: nell’interrogazione, che risale ad un anno fa, Siri rilevava che A.R.T.E., per conto del Comune di Genova, gli aveva inviato una lettera con sollecito di pagamento, entro 20 giorni, di un debito di 250 euro intimandogli che ,diversamente, si sarebbero avviate le procedure di sfratto. Il debito sarebbe relativo alle spese condominiali. Il consigliere, quindi, chiedeva alla giunta si si fosse attivata sul caso e di intervenire presso A.R.T.E. .

In aula Siri ha annunciato che, in seguito alla propria interrogazione, Arte ha concesso la dilazione del pagamento dell’affitto arretrato e che ha proposto all’inquilino anche il trasferimento in un alloggio adeguato alle proprie esigenze, ma che l’interessato ha preferito non abbandonare l’alloggio e la zona in cui risiede da tempo.

Per la giunta ha risposto l’assessore alle politiche abitative Giovanni Boitano: «Gran parte di ciò che dovevo dire l’ha detto il consigliere Siri. Si tratta di un caso particolare. Non c’è mai stato, comunque, nessun atto notificato che dovesse lasciare quell’ appartamento al contrario di quanto apparso su alcuni organi di stampa. Alcune richieste di pagamento - ha aggiunto - procedono in automatico quando viene richiesto di rientrare dai canoni non riscossi». Nella riposta l’assessore ha spiegato che l’inquilino aveva contratto un debito con Arte di 1570 euro: lo stesso aveva chiesto la rateizzazione che gli è stata concessa in 48 mesi e che ora l’inquilino sta regolarmente pagando.

Siri «Mi pare che nel confronto con l’assessore ci sia stata una condivisione di sensibilità e realismo e si sono date delle risposte concrete».

 

Ridurre i tempi di pagamento alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni

E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno, primi firmatari Matteo Rosso (FI) e Gino Garibaldi (Ncd) e sottoscritto da consiglieri di maggioranza e minoranza, contro i ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione. Il documento impegna la giunta “a proseguire in modo incisivo nella strada intrapresa di riduzione dei tempi di pagamento, attivando ogni azione possibile al fine di giungere gradualmente ai 30 giorni previsti dalla Direttiva comunitaria; a intervenire tempestivamente sul Governo e sul Parlamento per modificare le norme relative al patto di stabilità; a continuare il monitoraggio, in concerto con le associazioni di settore, sull’efficacia delle azioni svolte”. Nel documento si ricorda il rapporto di Confartigianato sull’applicazione della direttiva Ue del 2011 contro i ritardi di pagamento da cui si evince che nel 2013 la pubblica amministrazione italiana “è stata la più lenta in Europa a pagare le imprese fornitrici di beni e servizi con una media di 170 giorni contro i 30 previsti dalla normativa” e che il debito commerciale dell’Italia verso le imprese è pari al 4% del Pil nazionale. In media in Liguria, dove la Regione ha avviato attraverso il Patto di stabilità regionale misure per ridurre l’impatto finanziario negativo di questi tempi di attesa, la media dei pagamenti “risulta essere inferiore a quella nazionale, ma nonostante ciò le piccole e medie imprese sono sempre più in grave difficoltà”.

 

Utilizzare tutti i fondi del decreto sblocca-debito per le imprese in credito con le pubbliche amministrazioni

E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno, primo firmatario Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente) e sottoscritto dai gruppi di maggioranza e minoranza, che impegna la giunta “ad appianare quanto prima i debiti nei confronti delle aziende creditrici, in base anche all’elenco delle aziende iscritte sulla piattaforma per la certificazione del debito e a utilizzare completamente la somma stanziata dal decreto sblocca-debito (oltre 27 miliardi di euro) per saldare i creditori, se è vero quanto dichiarato da Confartigianato secondo cui sinora ne sono stati spesi solo 21,6 cioè il 79,4%”. Nel documento si ricorda che le imprese liguri, secondo la rilevazione di Confartigianato, nel 2013 hanno speso 45 miliardi di euro in più proprio perché costrette a ricorrere a prestiti bancari per pagare i fornitori, dipendenti e penali per i ritardi dei pagamenti per imposte e tributi. Nel testo, inoltre si fa riferimento al decreto legge 35 del 2013 che ha stanziato 45 miliardi di euro per pagare i debiti arretrati alle imprese in 12 mesi da metà 2013 e che la Regione ha attivato la piattaforma per certificare i debiti delle pubbliche amministrazioni presso le imprese.

 

Tutelare i lavoratori transfrontalieri impiegati in imprese monegasche

E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno, primi firmatari Marco Scajola (FI) e Sergio Scibilia (Pd) e sottoscritto da consiglieri di maggioranza e minoranza, sugli imminenti rischi occupazionali per centinaia di lavoratori transfrontalieri. Il documento impegna la giunta a “ implementare gli sforzi presso le autorità nazionali, in particolare il ministero Affari esteri, affinché siano incrementati i colloqui di confronto con le autorità monegasche riguardanti il miglioramento della cooperazione economica, l’incremento degli investimenti produttivi nelle zone italiane limitrofe il confine e il miglioramento delle condizioni di trattamento e di accesso al lavoro dei frontalieri italiani a Monaco; a prendere in considerazione la creazione della Commissione Transfrontaliera quale consulta dei lavoratori liguri in Francia e Montecarlo””. Nel documento si sottolineano le nuove politiche urbanistiche del principato di Monaco che comportano la trasformazione di aree produttive in aree residenziali con la conseguente delocalizzazione di queste attività che danno lavoro a molti liguri. Nel testo si cita l’ultimo caso: la Borgwarnern, dove lavorano una novantina di italiani, delocalizzerà in Cina e Polonia.

 

Assenti: Burlando e Paita (motivi istituzionali), Bagnasco e Montaldo (motivi personali)

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