domenica 16 giugno 2024
21.01.2014 - Redazione

Liguria: tutti i punti del Consiglio Regionale

Questa mattina il presidente del Consiglio regionale Michele Boffa ha comunicato che il consigliere Maruska Piredda, iscritta al Gruppo Idv, dal 16 gennaio ha aderito al Gruppo misto. Il presidente Boffa ha dato mandato agli uffici di procedere alla conseguente nuova composizione delle commissioni consiliari

 

Incarichi a due nuovi direttori generali regionali

Su questo argomento sono state presentate un’interpellanza di Matteo Rosso (FI), una interrogazione di Marco Scajola, sottoscritta anche da, Marco Melgrati di FI e Gino Garibaldi del Ncd, e una di Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente).

Marco Scajola ha sottolineato: «La Regione Liguria potrebbe nominare due nuovi direttori generali che da 8 passerebbero a 10 con un aggravio di costi per l’Ente. Inoltre, nel 2015 la legge statale di riorganizzazione prevede la riduzione degli assessorati a 6 e, pertanto, sarebbe assurdo avere 10 direttori. In un momento di spending review - ha concluso - , è impensabile parlare di questa ipotesi, soprattutto alla luce del fatto che viene chiesto agli enti pubblici di essere virtuosi e di contenere i costi considerevoli costi del personale». Il consigliere ha chiesto, quindi, alla Regione di rivedere la decisione e di «evitare che le risorse, sempre più scarse, vengano investite per finanziare “nuove poltrone” in un momento in cui vengono richiesti sacrifici alle famiglie ed ai cittadini. Sarebbe molto meglio destinare più fondi al territorio».

Aldo Siri ha specificato che i settori interessati dalle nomine sono il Dipartimento dello sviluppo economico e quello dell’istruzione, formazione e lavoro e ha richiamato la recente legge statutaria in cui è stabilita la riduzione degli assessorati a partire dalla prossima legislatura. «Ricordo - ha aggiunto - che le difficoltà economiche della Regione Liguria hanno portato a scelte impopolari, a tagli sui servizi ai disabili e alle persone bisognose di assistenza». Siri ha ricordato che le due nuove posizioni di direttore generale necessiteranno di una significativa copertura economica e le perplessità sull’operazione espresse dall’opinione pubblica nonché dalle componenti sindacali interne all’Ente regionale». Siri ha chiesto alla giunta le reali valutazioni sui costi/benefici che sono alla base della scelta di provvedere alla nomina di due nuovi direttori generali regionali e di «riconsiderare l’opportunità di tale scelta».

Matteo Rosso ha chiesto «i motivi che hanno spinto la giunta, in un momento di forte crisi come questo, alla nomina di nuovi dirigenti e se non ritiene di dover ritirare tali incarichi anche a fronte delle preoccupazioni espresse dalla Rsu della Regione Liguria. Tanto più che è in corso la trattativa per la contrattazione decentrata e l’Amministrazione respinge quasi tutte le richieste della Rsu. Sarebbe auspicabile - ha concluso Rosso - un uso dei fondi mirato ad incentivare il maggior numero di lavoratori regionali e non per nominare nuove figure dirigenziali. Incarichi che le Rsu definiscono affidati ai soliti noti».

Per la giunta ha risposto l’assessore al personale Matteo Rossi affermando: «In base alla legge la futura giunta non sarà composta da 6 ma da 7 assessori più il presidente. Occorre osservare che per quanto riguarda i direttori generali in pianta organica ne erano previsti 10 e che il dipartimento istruzione formazione e lavoro e il dipartimento sviluppo economico erano privi di direttore generale da molti mesi. In ogni caso in virtù delle decisioni prese arriveremo a 9 direttori e non a dieci. Infatti la Giunta lo scorso 4 ottobre ha proceduto alla revoca della procedura di designazione del direttore generale del Dipartimento istruzione formazione e lavoro in considerazione dell’opportunità di rinviare la copertura del posto in vista di una diversa organizzazione del dipartimento stesso e della prossima riorganizzazione delle funzioni dell’Agenzia Liguria Lavoro e dell’Arssu con conseguente contenimento della spesa. La giunta ha invece confermato la procedura di nomina del direttore generale del Dipartimento sviluppo economico considerando la necessità di migliorare la capacità di attrarre e investire i fondi comunitari strutturali 2014-2020 finalizzati in particolare allo sviluppo del sistema imprenditoriale. La scelta è caduta su un dirigente appartenente alla dotazione organica limitando quindi la spesa alla differenza fra le due retribuzioni. Si è inoltre deciso di non procedere all’assunzione di nuovi dirigenti a contratto rivedendo la precedente scelta di assumerne tre per le strutture pianificazione e valutazione interventi; ragioneria e servizi contabili, politiche di sviluppo del commercio. In quanto alle posizioni espresse dalla Rsu, occorre tenere contro che esse si inseriscono in un contesto di forte dialettica sindacale. Durante la trattativa fra le loro richieste abbiamo accolto quelle concedibili in base al contratto decentrato. In generale, in quanto a spese per il personale, possiamo tranquillamente affermare che la Regione Liguria è la più virtuosa d’Italia. La nostra impostazione politica è di dare il maggior numero possibile di garanzie alle categorie D e C e cercheremo di fare il massimo per garantire la valorizzazione del personale interno».

Marco Scajola ha replicato: «Il fatto che ci sia stata una parziale revoca e una retromarcia all’ultimo minuto non è merito della giunta ma della nostra denuncia e dell’impatto mediatico che ha avuto. Non sono quindi soddisfatto della risposta e il fatto che gli assessori siano 7 invece che 6 conta poco o nulla. La maggioranza è stata pizzicata con le manine nella marmellata e ha fatto una parziale retromarcia cercando di tamponare i danni, ma i soldi devono essere spesi sul territorio».

Aldo Siri si è associato alle critiche e alle considerazioni espresse da Scajola. Siri si è lamentato perché il Consiglio non abbia rispettato come di consueto un minuto di silenzio a cordoglio di Elias Kassabji, vittima del nubifragio di domenica e ha espresso la propria vicinanza alla famiglia del medico.

Matteo Rosso ha detto: «L’accusa della Rsu di aver destinato gli incarichi dirigenziali ai soliti noti è molto forte, quasi penale. Presenterò un’ulteriore interrogazione sull’argomento perché è dovere della giunta chiarire fino in fondo questa situazione. Se non c’è stato dolo la smentita deve essere ufficiale».

 

Tv digitale: ancora scarsa la copertura del territorio

Antonino Oliveri (Pd) ha illustrato un’interrogazione (sottoscritta anche da Antonino Miceli, Valter Ferrando, Giuseppe Maggioni, Giancarlo Manti, Sergio Scibilia del Pd, sullo scarso livello di copertura del segnale del digitale terrestre a due anni dallo switch off e non solo nelle zone montane. Analoghe interrogazioni sono state illustrate anche da Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) e da Marco Melgrati (FI).

Oliveri ha chiesto se la giunta ritiene di disporre una ricognizione che investa tutti i Comuni liguri per tracciare una mappatura, la più precisa possibile, sul livello di copertura del segnale televisivo RAI, quindi sollevare l'argomento in sede di Conferenza delle Regioni e sollecitare, d'intesa con le altre Regioni, l'attivazione di un tavolo di lavoro a livello nazionale. Secondo Oliveri, il tema interessa - sia pure in misura diversa - la generalità dei territori regionali. «È necessaria un'azione comune nei confronti della RAI volta a superare situazioni di forte iniquità che danneggiano un numero elevato di cittadini italiani utenti del servizio pubblico. La Regione Liguria nel breve periodo dovrebbe predisporre, con la collaborazione di RAI, RAI Way (ramo d'azienda che gestisce la rete di trasmissione e diffusione del segnale Rai) e Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento Comunicazioni, un piano finalizzato all'individuazione di soluzioni tecniche in grado di garantire parità di diritti all'informazione televisiva pubblica per tutti i cittadini, a prescindere dal luogo di residenza». Oliveri ha ricordato che alla fine del 2011, in occasione del passaggio dall'analogico al digitale, la Regione Liguria ha svolto un'intensa attività di coordinamento al fine di garantire un'adeguata copertura del segnale televisivo per il servizio pubblico sull'intero territorio della Liguria. Particolare attenzione fu rivolta al superamento delle criticità connesse alla complessa orografia della Liguria e al rischio che molte località, specie quelle più decentrate non ricevessero il segnale digitale. In collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Liguria censì gli impianti e previde supporti economici a favore delle forme associative tra Comuni per la presa in carico e l'adeguamento dei ripetitori di proprietà delle ex Comunità montane. «Nonostante ciò, la situazione ligure continua a presentare criticità soprattutto dell'entroterra».

«A distanza di quasi due anni dallo switch off, in diverse aree del territorio – ha aggiunto Bruzzone - in particolare quelle di Casarza Ligure, Moneglia e Castiglione Chiavarese non si riescono a vedere diversi canali televisivi. Nonostante il prodotto ricevuto sia una piccola parte rispetto a quanto previsto, il costo dell’abbonamento per gli abitanti di queste zone è rimasto invariato. I sindaci hanno inviato oltre cinque mesi fa una lettera alla RAI ma nessuna miglioria è stata introdotta. Il presidente e la giunta regionale devono prendere concrete iniziative per consentire a questi cittadini di ricevere il servizio televisivo dovuto: si tratta di circa 11 mila cittadini sparsi per la Val Petronio: non si può far finta che non esistano».

Nella seconda interrogazione Bruzzone ha rilevato che i cittadini residenti in Valle Stura e, più precisamente, nei Comuni di Campo Ligure, Masone e Rossiglione, «pur pagando regolarmente il canone Rai, ricevono solamente Rai 1, Rai 2, Rai 3 e Rai News, eppure il pagamento del canone televisivo dà diritto alla ricezione anche di Rai Sport 1, Rai Sport 2, Rai Gulp, Rai YoYo, Rai 4, Rai Movie, Rai Premium, Rai 5, Rai Storia e Rai HD. In diverse occasioni, e con svariate iniziative - ha aggiunto - le Amministrazioni locali hanno cercato di sensibilizzare sul problema la Regione Liguria, Ray Way - gruppo “Task Force” Ligure per il passaggio al digitale terrestre e la sede regionale della Rai Liguria senza mai ottenere nessun tipo di riscontro». Il consigliere a quindi chiesto alla giunta quali iniziative la Regione intenda intraprendere per risolvere il problema che si trascina da anni».

Melgrati a sua volta ha denunciato la difficoltà a ricevere il segnale del digitale terrestre su una vasta zona del territorio ponentino ed in particolare nella zona da Borghetto Santo Spirito fino a Calice Ligure, passando per Ceriale, Albenga, Loano, Balestrino, Pietra Ligure, Tovo San Giacomo, Finale Ligure, Varigotti. «Per vedere le trasmissioni in digitale le famiglie sono state costrette a sostenere la spesa del decoder, molti hanno richiesto anche l’intervento dell’antennista, ma senza risultati: il problema non è stato risolto. Le tante lamentele presentate alla Rai non hanno ottenuto alcuna risposta persuasiva. In pratica in quella zona solo chi si è dotato di antenna satellitare è in grado di ricevere il segnale televisivo. Al danno si aggiunge la beffa: ogni anno dalla Rai viene ripetutamente chiesto loro il puntuale pagamento del canone. Una situazione paradossale sulla quale la giunta dovrebbe intervenire con proprie iniziative».

Per la Giunta ha risposto l’assessore allo sviluppo economico Renzo Guccinelli «Noi sin dal primo momento siamo stati preoccupati di questa partita, sapevamo che il passaggio al digitale avrebbe portato difficoltà per l’orografia del territorio colpendo soprattutto una popolazione con una elevata quota di anziani che può andare in difficoltà di fronte alla necessità di utilizzare tecnologie innovative. Già in passato ci eravamo occupati del problema della copertura del segnale nelle zone dell’entroterra e nelle vallate mappando con l’aiuto dei Comuni le situazioni critiche e dando contributi per l’installazione di antenne comuni che consentissero di ricevere meglio il segnale. Con l’avvento del digitale i problemi si sono aggravati e ci siamo scontrati con un’insensibilità della Rai che permane ancora oggi. La Rai si giustifica affermando che il segnale manca solo a zone ristrette o scarsamente abitate. Noi ripetiamo che il problema non è di quantità ma di qualità. Ringrazio per le segnalazioni relative alle criticità, stiamo tentando di mettere in campo una doppia iniziativa per avere dati più certi e aggiornati con i quali realizzare una mappa delle aree in handicap. Così come abbiamo fatto per il censimento della banda larga, lavoreremo con i Comuni e la loro rappresentanza, l’Anci, poi ci rapporteremo con le altre Regioni che hanno orografia simile a quella della Liguria, porremo il problema in sede di Conferenza Stato Regioni e poi alla Rai perché crediamo che la questione non riguardi solo la Regione Liguria e che vada affrontata nel suo insieme con dati certi. Credo che, per andare ad un confronto con la Rai che porti finalmente dei risultati, si debbano unire le forze».

Oliveri si è dichiarato soddisfatto della risposta e in particolare del fatto che la questione venga posta in sede di Conferenza Stato Regioni. «La propaganda per il pagamento del canone Rai, per molti cittadini suona beffarda quando si parla di 14 canali in chiaro mentre la situazione in tante zone è quella che abbiamo descritto».

Bruzzone ha affermato: «I cittadini hanno il potere contrattuale di non pagare un servizio che non ricevono. Non ci possono essere cittadini di serie A e di serie B».

Melgrati ha detto: «Le iniziative preannunziate dall’assessore sono giuste, invito a scrivere ai sindaci, loro conoscono bene il territorio. La Rai non può fare una questione di quantità di utenti: siamo di fronte a un diritto che deve essere garantito. Non si possono obbligare le persone a pagare un servizio privato via satellite dove per altro non c’è lo stesso tipo di servizio del digitale terrestre». Infine Melgrati ha annunciato: «Farò una lettera all’avvocatura della Regione Liguria per sapere se la sentenza della Corte europea sul canone Rai può non essere rispettata in Italia. A mio parere una sentenza della Corte europea va rispettata sempre e il canone Rai non si deve pagare» .

 

Crisi della Cabur di Altare

Maurizio Torterolo (Lega Nord Liguria-Padania) con un’interrogazione, sottoscritta anche da Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) ha affrontato la questione relativa alla Cabur di Altare che, secondo quanto ricordato dal consigliere, l’11 settembre 2013 aveva inviato la lettera ufficiale di apertura della procedura di licenziamento a 33 lavoratori, che corrispondono ad un terzo della forza lavoro dell’azienda. Ha quindi riferito che l’azienda ritiene che uno dei maggiori problemi da risolvere sia quello del costo del personale, ritenendo infatti di non avere certezze sugli investimenti, sulla continuità produttiva di Altare. I lavoratori della “Cabur” si sono mobilitati con una giornata di sciopero davanti ai cancelli dell’azienda e con una protesta davanti alla Regione. L’azienda si è impegnata a riproporre un piano aziendale più dettagliato e si è anche resa disponibile al ritiro dei licenziamenti, che avrebbero ridotto drasticamente la forza lavoro della “Cabur”, con la perdita del cinquanta per cento degli operai specializzati. Torterolo ha anche spiegato che fino a oggi l’azienda ha manifestato l’intenzione di voler puntare sulle produzioni altaresi, avendo un piano teso al recupero di quote mercato che dovrebbero portare carichi di lavori gestibili nello stabilimento locale, creando la possibilità di possibili futuri investimenti. Ha ribadito inoltre che la “Cabur”, in passato per insediarsi ad Altare, ha usufruito di cospicui aiuti erogati dalla Regione. Il consigliere ha chiesto alla giunta quali controlli e verifiche siano stati effettuati dalla Regione Liguria e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere la Regione per risolvere il problema.

Per la giunta ha risposto l’assessore al lavoro Giovanni Vesco: «Siamo stati di fronte a una procedura molto drastica messa in atto dall’azienda che voleva ridurre l’occupazione senza neppure utilizzare gli ammortizzatori sociali. La Cabur è un’azienda molto importante nel suo settore, quello dei contatti elettrici e occupa 107 dipendenti. Tra l’altro il suo insediamento ad Altare è frutto di un piano di reindustrializzazione che le ha garantito contributi pubblici. A causa della crisi, il fatturato della Cabur si è ridotto pesantemente. La nostra pressione è stata volta al mantenimento degli accordi occupazionali, a scongiurare l’ipotesi di licenziare 33 lavoratori e a trasformare la procedura di mobilità in cassa integrazione straordinaria. La trattativa non è stata facile: l’azienda era molto rigida e considerava questi esuberi strutturali. Noi abbiamo sottolineato che una volta usciti dalla crisi avrebbero avuto la necessità di recuperare la produzione con persone già qualificate. Alla fine il 13 novembre si è arrivati a concordare 12 mesi di cassa integrazione straordinaria. La procedura di mobilità rimane in essere ma solo su base volontaria perché alcuni lavoratori possono raggiungere i requisiti necessari per la pensione in poco tempo. L’impegno mio e dell’assessorato è di un monitoraggio nei confronti dell’azienda».

Torterolo si è detto soddisfatto per l’impegno dell’assessore, meno soddisfatto per quello che sono le risultanze di questa vicenda. Penso su questi temi non ci debba essere un discrimine fra destra e sinistra e ringrazio l’assessore per l’interessamento».

 

Futuro dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto

Su questo argomento sono state presentate due interrogazioni: una di Aldo Siri (Liste civiche per Biasotti presidente), la seconda di Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente ).

Siri ha affrontato, in particolare, il tema della vendita di una parte dell’ex ospedale psichiatrico. Siri ha ricordato che nel processo di cartolarizzazione la Regione Liguria ha messo in vendita diversi immobili di proprietà delle Asl con l’obiettivo di coprire il deficit della sanità ligure. Tra questi è stata inserita una parte del complesso dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto. Il 30 dicembre 2011 la Regione aveva ceduto ad ARTE la parte del complesso di Quarto: gli unici immobili all’interno del complesso che non rientrano nel piano di dismissione formulato dalla Asl 3 genovese, in quanto gravati da un mutuo e quindi non alienabili, sono i padiglioni 7, 8 e 10 che ricoprono un’area pari a circa 4.779 mq. Questi padiglioni, secondo quanto stabilito dalla delibera della giunta regionale 1263 del 26 ottobre 2012, devono ospitare l’assistenza ai malati psichiatrici; l’assistenza ai disabili; l’assistenza territoriale; l’assistenza ai malati di Alzheimer. Secondo Siri i padiglioni 7, 8 e 10 «non sono sufficienti ad accogliere integralmente le funzioni sanitarie e sociali individuate dalla delibera e sono tuttora svolte all’interno del complesso di Quarto, essendo necessari almeno 7.677 mq per garantire queste funzioni. Per continuare a svolgere queste attività sanitarie e sociali all’interno del complesso, la Asl 3 genovese dal gennaio 2013 deve pagare ad ARTE un canone di affitto per i locali occupati, che fino allo scorso anno erano di proprietà delle Regione e, secondo alcune dichiarazioni alla stampa del direttore generale dell’ASL 3 genovese, l’Asl 3 lascerà i locali di proprietà di ARTE non prima del 2014». Siri ha quindi chiesto alla giunta la cifra del canone d’affitto che ASL 3 dovrà pagare ad ARTE; i tempi necessari ad ASL 3 per liberare i locali di proprietà di ARTE e se siano già stati individuati gli spazi destinati ad ospitare, in modo idoneo, i servizi sanitari e sociali attualmente localizzati all’interno del complesso di Quarto e per i quali viene pagato da ASL 3 un canone di locazione.

Pellerano ha ricordato il primo processo di cartolarizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà delle Aziende sanitarie. Nello stesso rientravano alcuni immobili all’interno del complesso dell’ex ospedale psichiatrico di Genova Quarto e che nel 2008 la Regione Liguria aveva venduto alla Società Valcomp Due (Gruppo Fintecna) alcuni immobili dell’ex ospedale psichiatrico e, precisamente, quattro palazzine, tra cui la cosiddetta “Casa delle infermiere”, interamente ristrutturata pochi anni prima dalla Giunta Biasotti per circa 5 milioni di euro, le due villette poste di fronte all’ottocentesco corpo centrale, gli accessi e le strade di collegamento. «Con la deliberazione n. 1265 del 22/11/2011 l’ASL 3 Genovese ha conferito alla Regione un mandato di vendita per il rimanente patrimonio immobiliare del complesso di Quarto e, precisamente, i cosiddetti “padiglioni storici” che ancora oggi ospitano diversi servizi sanitari ed amministrativi - ha aggiunto – e con la deliberazione n. 1429 del 28/12/2011 l’ASL 3 Genovese ha escluso da questa seconda cartolarizzazione i padiglioni 7, 8 e 10 in quanto gravati da un mutuo e, quindi, non alienabili. Rilevo, quindi, che l’operazione di dismissione dei beni immobili all’interno del complesso di Quarto è stata caratterizzata da una cattiva gestione da parte dei soggetti coinvolti, Regione in primis che più di una volta ha rivisto le sue posizioni sul piano di dismissione». Pellerano ha quindi sottolineato che, anche a seguito del confronto con diverse associazioni e comitati, si è aperto un dibattito con i soggetti istituzionali da cui è emersa la volontà di addivenire ad un Accordo di Programma tra Regione, Comune, ASL ed ARTE che deve garantire la permanenza all’interno del complesso immobiliare di Quarto delle funzioni sanitarie e sociali attualmente operanti, oltre che la realizzazione della piastra sanitaria del Levante con il trasferimento delle funzioni ad oggi ospitate nella sede di Via Bainsizza e la realizzazione di un polo urbano con servizi e infrastrutture destinate alla collettività. Dopo aver denunciato che «la Società Valcomp Due, proprietaria delle strade di accesso, ha sbarrato con blocchi di cemento un ampio tratto della viabilità interna dell’area di Quarto, causando grandi disagi al flusso veicolare e l’eliminazione di molti posti auto»il consigliere ha chiesto alla giunta come intenda affrontare e risolvere i problemi legati all’accesso, alla viabilità ed alla scarsità di posteggi all’interno del complesso dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto; se la Regione intenda confrontarsi con il Coordinamento per Quarto e con il Municipio IX Levante, coinvolgendoli nelle decisioni che interessano il futuro dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto, dalla gestione dei servizi socio sanitari per Alzheimer e disturbi alimentari, al Centro Sociale fino alla gestione degli spazi all’interno dell’area; la tempistica prevista per il trasferimento delle funzioni svolte attualmente nella sede di Via Bainsizza e la realizzazione della Casa della Salute del Levante, visto che nell’Accordo detta tempistica non viene definita con precisione.

Per la giunta ha risposto l’assessore alla salute Claudio Montaldo «Voglio precisare che l’A.S.L. sta ragionando per quello che riguarda le attività relative all’Alzheimer e ai disturbi alimentari. Tutte le altre: la parte relativa all’assistenza ai malati psichiatrici, la parte relativa alla disabilità, l’insediamento della Casa della Salute e lo spostamento dei servizi territoriali di via Bainsizza (la Casa della Salute) sono confermate. I due temi ancora non risolti relativi all’Alzheimer e ai disturbi alimentari vanno affrontati in relazione agli spazi disponibili. L’A.S.L. ci sta lavorando e non darei per scontata una soluzione negativa. Si può lavorare per trovare una conciliazione: se non sarà possibile, se ne prenderà atto e si opereranno le scelte opportune mantenendo attivi i servizi. Per quanto riguarda il problema degli accessi, è evidente che il tema “accesso e parcheggi” è fondamentale in un’area in cui vi saranno numerosi servizi pubblici di carattere sanitario, sociale e culturale (quelli che promuoverà il Comune), quindi l’organizzazione urbanistica di tutta l’area sulla quale graveranno anche presenze residenziali, sia nella parte venduta recentemente che in quella venduta in tempi più antichi. Vi sarà bisogno di una pianificazione per i soggetti privati e per quelli pubblici che interverranno sulla base di uno strumento che il Comune deciderà. È evidente che in sede di pianificazione si dovrà migliorare la situazione dal punto di vista dell’accessibilità e dei parcheggi. Tutto questo si deve attuare proseguendo il metodo del confronto già avviato e per la nostra parte competenza, confermo la disponibilità. Non sono in grado oggi di comunicare i tempi in cui poter prevedere lo spostamento di via Bainsizza. L’A.S.L. sta lavorando in proposito: bisogna spostare i servizi amministrativi e, là dove devono andare, si faranno i lavori necessari per poterli ricevere; bisogna intervenire negli spazi lasciati liberi; va ancora perfezionato il rapporto con il Comune per la parte che resta al Comune stesso per le attività che vorrà insediare. Infine, vi è lo spostamento di via Bainsizza per non far cadere un servizio. Chiaramente, via Bainsizza si sposterà il giorno in cui la nuova Casa della Salute sarà sistemata. Vi è anche un delta economico che va colmato. L’intera operazione non si copre con le entrate frutto dell’alienazione di Bainsizza. Bisogna trovare una quadratura economica: non è un problema banale, cercheremo di reperire finanziamenti nell’ambito della programmazione dei Fondi Fas 2014/2020. È prematuro oggi definire una tempistica ma la sequenza delle operazioni sarà: predisposizione dei locali che devono ricevere i servizi che verranno spostati; riorganizzazione degli spazi sulle attività che restano; ristrutturazione dell’area di Quarto per la parte che resta alla A.S.L.; spostamento di via Bainsizza.

Aldo Siri ha replicato: «Occorre confermare la presenza delle due strutture: chiedo all’assessore di verificare l’alienazione degli immobili e di evitare altri sbagli».

Lorenzo Pellerano ha ringraziato l’assessore e lo ha invitato a una riflessione: «Genova in questi anni ha perso molta strada e molte opportunità: questo a causa non tanto per responsabilità della Regione ma per il mancato coordinamento e il mancato dialogo fra enti come il comune e la Regione. È mancata la programmazione, sono mancati rapporti politici costruttivi. Qualche esempio? l’ospedale del Ponente che ancora aspettiamo, gli Erzelli per i quali si scopre oggi che si deve fare la gara europea. Occorre mettere al centro il tema della programmazione riannodando e rivedendo i rapporti politici fra i vari enti».

 

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Sinergie tra il 118 della ASL 3 e 118 della ASL 4.

Ezio Armando Capurro (Noi con Claudio Burlando) ha presentato un’interrogazione per chiedere alla giunta se non ritenga opportuno per le chiamate al 118 provenienti dal Golfo Paradiso, attivare fattive sinergie tra le due ASL per consentire, nel caso il 118 di Recco sia impegnato, l’invio dell’auto medica di Rapallo. Capurro ha ricordato che recentemente a Recco un paziente, colpito da ischemia, è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di San Martino dalla Croce Verde di Recco, intervenuta sul posto senza l’assistenza dell’auto medica del 118. «Questo è accaduto in quanto l’unica vettura presente nella capitale del Golfo Paradiso, in quel momento, era impegnata ed effettuare un altro servizio sul territorio - ha aggiunto - e non è stato possibile chiamare l’auto del 118 in servizio a Rapallo, che dista dieci chilometri da Recco, in quanto il centralino del 118 sembra intenzionato a non inviare sul posto dove veniva chiesto l’intervento personale di altre Asl».

Per la giunta ha risposto l’assessore alla salute Claudio Montaldo: «Per individuare il caso specifico servono maggiori riferimenti. – ha detto - In generale i 118 operano in sinergie e questo in particolare nelle zone geograficamente di confine tra le diverse Asl. Mi stupirebbe, dunque, che la cosa in questo caso non sia stata possibile. Esiste un rapporto consolidato con le zone limitrofe, anche appartenenti ad altre Regioni. Voglio ricordare in particolare il protocollo operativo che regola i rapporti con il territorio di Alessandria, e nello specifico per quanto riguarda gli interventi in autostrada»..

Capurro si è impegnato a fornire al più presto i dati dettagliati del caso in oggetto.

 

Autoassicurazione: dati del primo semestre 2013.

Ezio Armando Capurro (Noi con Claudio Burlando) ha presentato un’interrogazione per chiedere alla giunta quanti siano i casi di sinistri, con richieste danni superiori ai 350 mila euro, accaduti nel primo semestre 2013. Capurro ha ricordato che il Consiglio regionale ha fatto sua la proposta di “autoassicurare” in proprio la Regione Liguria per i sinistri delle diverse Asl, facendo così risparmiare all’ente una notevole cifra per quanto riguarda il premio assicurativo e che, in risposta ad una sua precedente interrogazione i dati forniti dall’assessore alla Salute, Claudio Montaldo relativi al 2012 avevano dimostrato la validità della scelta effettuata. Per la giunta ha risposto l’assessore alla salute Claudio Montaldo che in primo luogo ha fornito i dati richiesti: Alla fine di giugno 2013 risultano presentate, nel corso del primo semestre 2013, 283 denunce di sinistro. Di queste due sono di valore unitariamente superiore ai 350 mila euro. Complessivamente per tali sinistri è stata prevista un riserva di 1.270.000 euro. Il valore riservato per tutti gli altri sinistri ammonta complessivamente a 5.538.762. L’assessore ha quindi commentato: «Il trend è positivo. Ci attestiamo al di sotto del fondo che avevamo messo a disposizione , di 15 milioni di euro. Dal primo di gennaio sono entrate nella gestione diretta del rischio tre aziende che erano rimaste fuori:. E quest’anno il fondo passa da 15 a 30 milioni. Mi auguro si possa continuare con questi risultati. Questa operazione si è rivelata un’ottima intuizione»

Soddisfatto Capurro che ha chiesto anche i dati relativi all’ultimo trimestre 2013

 

 

 

Grave carenza di alcuni farmaci

Roberto Bagnasco (FI), con un’interrogazione, sottoscritta anche da Matteo Rosso, Marco Melgrati e Roberta Gasco (FI) ha ricordato la denuncia presentata dal presidente dei farmacisti di Savona, che lamenta tempistiche anche di un mese per avere la disponibilità di un farmaco e ben duecento ordini inevasi, «mettendo in evidenza un problema oramai annoso e sempre più frequente». Bagnasco ha sottolineato che la criticità riguarda oramai tutta la Liguria ed anche altre regioni, poiché anche la Toscana ha denunciato, il mese scorso, la carenza di alcuni medicinali. E la situazione, secondo il consigliere, riguarda medicamenti molto importanti, soprattutto i cosiddetti contingentati, tra cui antidepressivi, antiasmatici ed antitumorali. Il problema sarebbe provocato anche dal “paralel export”, che spinge le aziende a vendere, sui mercati esteri, prodotti il cui il brevetto in quei luoghi è ancora valido, mentre è scaduto in Italia: in tal modo i ricavi di tale operazione per le aziende farmaceutiche, relativamente a questi prodotti, sono molto superiori rispetto all’Italia. Bagnasco ha chiesto, quindi, alla giunta quali iniziative intenda assumere nei confronti delle aziende farmaceutiche titolari dell’immissione in commercio dei prodotti segnalati come mancanti, per conoscere le motivazioni di queste carenze e garantire un normale approvvigionamento di tali farmaci e se intenda sollecitare lo Stato ad agire con un urgente intervento legislativo a livello centrale, per tutelare un diritto alla salute.

Per la giunta ha risposto l’assessore alla salute, Claudio Montaldo: « Il fenomeno è molto ampio e non riguarderebbe soltanto le sole aziende farmaceutiche, ma anche altri molteplici soggetti economici, quali grossisti e farmacisti che avrebbero incrementato l’esportazione di medicinali verso Paesi europei, rastrellando sul mercato notevoli quantità di farmaci per poi esportarle in mercati dove i prodotti vengono commercializzati a costi più elevati. Anche l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) in una recente lettera a Federfarma nazionale ha confermato l’esistenza del fenomeno e la rarefazione di medicinali importanti ed ha affermato che l’ipotesi è che nella carenza dei medicinali possa avere un peso determinante l’esportazione parallela, ma risulta difficile mettere in campo contromisure perché la normativa comunitaria consente l’esportazione parallela e finora non sono stati individuati accorgimenti tecnici a livello internazionale che possano impedire il fenomeno. In ogni caso, ricorda AIFA, tute le volte in cui si sono verificate segnalazioni precise di contingentamento o mancanza di fornitura da parte di titolare di Aic (Autorizzazione all’immissione in commercio, necessaria per la commercializzazione di un farmaco), l’Agenzia è sempre intervenuta, anche con diffide formali, per garantire il corretto approvvigionamento. Secondo AIFA il fenomeno della carenza di farmaci nel circuito distributivo può essere risolto solo con il coinvolgimento delle istituzioni e di tutti gli operatori coinvolti nella filiera. Nel frattempo i titolari che dovessero fronteggiare episodi di irreperibilità hanno sempre la possibilità di ricorrere all’articolo 105 del Decreto legislativo 219/2006, che obbliga i titolari di Aic ad evadere direttamente gli ordinativi alle farmacie richiedenti, senza nessuna specifica restrizione». Ha aggiunto l’assessore: «Per effetto della normativa europea suo libero scambio, per diversi medicinali che riescono ad essere venduti in Italia a prezzi decisamente più contenuti, si crea un doppio binario, sul quale quei farmaci corrono poi da noi in quei Paesi e soprattutto del Nord Europa, dove sono rivenduti a prezzi superiori. Tutto nella norma, in quanto l’importazione parallela di un medicinale in Europa risulta essere legittima forma di scambio in seno al mercato interno. Il parallel export è quindi diretta conseguenza della differenza dei prezzi negli stati europei . Dato che l’importazione parallela risulta essere un pratica legale, in attesa di interventi a livello sovranazionale, senz’altro auspicabili, Regione Liguria, alla luce della normativa vigente ha potuto svolgere un ruolo relativamente alle attività di verifica e controllo del rigoroso rispetto di tutte le prescrizioni normative in materia previste a tutela della salute publbica».

Bagnasco ha ribadito che ci troviamo di fronte ad un problema gravissimo: «Sono favorevole al libero scambio che, però, non può ledere il diritto alle cure di ciascun cittadino che deve prescindere da interessi di tipo economico»

 

Non tagliare i contributi ai Comuni per le mense scolastiche

Marco Scajola ha presentato un’interrogazione, sottoscritta anche da Alessio Saso (Ncd) sul taglio dei contributi erogati dalla Regione Liguria ai Comuni per i buoni pasto delle mense scolastiche. «Questa situazione - ha spiegato il consigliere - sta creando gravi problemi alle tante famiglie già costrette a fare sacrifici ed è impossibile pensare di caricare il problema sull’Ente Comune che, in questo caso, viene lasciato solo a sopperire questa esigenza». Il gruppo che rappresento sostenitore , legge sostegno alalf maigli, speriamo si riprenda esame in commissione. Volevo saper stato dlela’rte e cosa i può fre per intervenire.

Per la giunta ah risposto l’assessore al bilancio e a alla formazione, Sergio Rossetti: «Non esiste un finanziamento per le mense scolastiche. Sono borse di studio articolate come servizi e attività integrative, che sono al servizio dei Comuni e delle Province per sostenere questo tipo di attività. – ha detto - Condivido la preoccupazione espressa. Faccio, però, presente che non parliamo di risorse della Regione, ma dello Stato. Nel 2009, la Regione impegnava 300.000 euro sulle attività integrative discrezionali, quindi di risorse proprie e 1.891.600 e rotti arrivavano dallo Stato. Questo contributo è rimasto intatto fino al 2011 e poi è stato azzerato dal 2012. La Regione nel 2011 aveva erogato 0 euro ad integrare questa somma; nel 2010 aveva impegnato 200.000 euro. Colpiti noi dalla “spending review”, e quindi sulle spese discrezionali, abbiamo azzerato questo capitolo in virtù del fatto che, mantenendo lo Stato il suo impegno, consentiva poi a noi di fare trasferimenti, seppur in minima parte ridotti, adeguati. L’azzeramento del bilancio 2012 non ha avuto ripercussioni sul 2012, in quanto, come spesso capita, l'anno di competenza del bilancio dello Stato, in realtà qui viene utilizzato sull'anno scolastico successivo. Quindi, nel 2012 si è goduto, di fatto, del contributo di 1,891 milioni dello Stato, ma aver azzerato il capitolo nel 2012 ha determinato l’inevitabile conseguenza nell'anno che viene (quindi, nell'anno in corso 2013-2014). È chiaro che impegnare 200-300.000 euro di discrezionale non determinerebbe alcun impatto. Potrebbe forse essere considerato un segnale, ma di fatto è chiaro che la domanda crescente di aiuto da parte dei Comuni e delle Province delle famiglie determina una situazione tale per cui il nostro impegno discrezionale per le somme di anni in cui le cose erano ben diverse, non consentirebbe una minima soddisfazione». Rossetti ha continuato: «Non abbiamo perso un’occasione, con i diversi Governi, di rimarcare l'assoluta necessità di una risposta. Nel decreto della scuola è prevista una somma per il diritto allo studio, che però fa riferimento anche ad una classificazione di tipo nazionale. Siamo in attesa di capire con quella somma quale sia il riparto per la Regione Liguria e come il Ministero effettivamente intenda poi utilizzare queste somme. Laddove vi fosse un impegno economico e finanziario dello Stato, adeguato a dare una risposta vera, e non solo simbolica, allora e solo allora, a nostro giudizio, sarà possibile e utile discutere sul fatto che alcune risorse regionali discrezionali possano essere messe in campo. Qualora non avessimo soddisfazione economico-finanziaria, la determinazione della Regione potrebbe essere quella di mettere ingenti somme, che sappiamo oggi non essere a nostra disposizione. Presumo che a giugno-luglio, quando parleremo dell’assestamento di bilancio, in quella sede potremmo discutere, a fronte dell'iniziativa dello Stato, l’eventuale contributo, e in quale quantità si potrà a nostra volta sostenerlo.

Non soddisfatto Scajola che ha Commentato: «Serve una riflessione importante: così non si può andare avanti. Non si può dire che i soldi sono dello Stato o della Regione a seconda di cosa risulta più “comodo” in quel momento»

 

Soccorsi sanitari e Trasporti in ambulanza

Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente) ha presentato un’interrogazione relativa ai soccorsi sanitari e i trasporti in ambulanza. Il consigliere ha ricordato che l’attività di soccorso sanitario è di competenza del Servizio sanitario regionale, che la Giunta regionale deve determinare le dotazioni di personale, le attrezzature ed il materiale sanitario dei mezzi di soccorso autorizzati al trasporto sanitario mentre che le autorizzazioni al trasporto sanitario vengono rilasciate dai Comuni e l’attività di vigilanza e controllo sull’operato degli enti o associazioni che svolgono il servizio viene svolta dalle Aziende Sanitarie Locali territorialmente competenti. Pellerano ha quindi sottolineato il drammatico caso di un paziente di 79 anni deceduto durante un trasferimento in ambulanza dall’ospedale “Villa Scassi” di Sampierdarena all’ospedale “Micone” di Sestri Ponente e ha chiesto «se la Regione intenda attivarsi presso le Aziende Sanitarie Locali per accertare che vengano applicate e rispettate le norme di legge relative alle attrezzature ed al materiale sanitario, alla dotazione del personale, con particolare attenzione alle condizioni di lavoro applicate a tutti coloro che prestano, a qualsiasi titolo, servizio sui mezzi di trasporto e con particolare attenzione al fatto che il personale in servizio sui mezzi di soccorso sia in possesso delle abilitazioni richieste; per richiedere i dati relativi alle verifiche sulle ambulanze effettuate negli ultimi anni; per conoscere se la Regione intenda procedere ad un aggiornamento della normativa di riferimento e delle tabelle A e B allegate alla legge regionale 24 del 1996 e promuovere una verifica sistematica delle condizioni di esercizio del trasporto sanitario».

Per la giunta ha risposto l’assessore alla salute, Claudio Montaldo: «Inerente a questi argomenti abbiamo elaborato un disegno di legge, composto da diversi articoli, che la giunta ha già provveduto ad approvare. Tra breve il testo approderà nella commissione competente. Il testo vuole garantire che il servizio sia svolto nel miglior modo possibile. Ma, come detto, avremo modo di discuterlo presto».

Pellerano ha ribadito che sarà sua cura seguire con la massima attenzione il lavoro in commissione su un tema che giudica della massima importanza e sul quale ancora molto si può fare, in termini di funzionalità ed anche di risparmio, soprattutto con l’ausilio di nuove tecnologie..

 

Inserimento di una tassa di trasporto in ambulanza a carico di chi viene soccorso perché ubriaco.

Marco Melgrati (FI) ha presentato un’interrogazione per sapere se la giunta abbia intenzione di introdurre nel protocollo con le pubbliche assistenze, un rimborso per le corse derivanti dal soccorso a chi si trova in stato di ubriachezza.

«Credo che questo - ha spiegato Melgrati - possa rappresentare un messaggio importante soprattutto per i giovani che su questo tema devono essere responsabilizzati e devono capire che il divertimento deve essere responsabile perché ogni anno le vittime della strada sono più delle vittime del cancro e questo è inaccettabile. Questa proposta è già stata lanciata dal coordinatore del gruppo di volontari 'Soccorritori Alassio' e sono fermamente convinto della sua rilevanza». Il consigliere ha sottolineato che «potrebbe essere un’iniziativa educativa prevedere l’addebitamento del costo del trasporto in ambulanza che, fra l’altro, rappresenta una spesa importante per il sistema sanitario pubblico, a carico di coloro che, perché esagerano con alcool e droghe, devono essere portati in ospedale. La devoluzione dei proventi potrebbe essere destinata ad un fondo a favore delle vittime della strada o per altre iniziative legate alla prevenzione ed al mondo del volontariato. Anche perché è bene ricordare - ha concluso - che le ambulanze se impegnate in un soccorso di questo genere non sono disponibili per altri interventi».

Per la giunta ha risposto l’assessore alla salute Claudio Montaldo: «L’intento della proposta e dei volontari che la sostengono è senz’altro lodevole. – ha detto - Si scontra però con le normative di carattere nazionale che istituiscono i 118, secondo le quali il trasporto e l’emergenza sono a carico del servizio sanitario nazionale. Stiamo parlando di un provvedimento di grande valore, teso ad assicurare il soccorso al cittadino che ne ha bisogno. Sul tema oggetto della proposta, quindi, si può intervenire soltanto a livello nazionale. Nelle azioni tese alla lotta contro l’abuso di sostanze alcooliche e l’utilizzo di sostanze psicotiche che creano dipendenza si potrebbero anche prevedere misure come quella proposta dai volontari, che possono avere valore di deterrenza e fornire un valido contributo educativo».

Melgrati si è detto non soddisfatto, pur riconoscendo i limiti imposti dalla normativa nazionale.

 

Maltempo: sì allo Stato di emergenza, alle agevolazioni autostradali per le popolazioni colpite e subito il radoppio ferroviario a Ponente

E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno (primo firmatario Antonino Miceli del Pd) e sottoscritto da gruppi di maggioranza e minoranza, che impegna la giunta a “proseguire l’azione nei confronti del Governo affinché anche per la Liguria sia rapidamente dichiarato lo stato di emergenza e calamità naturale; ad assumere un’adeguata iniziativa verso il Governo affinché il finanziamento del raddoppio completo della linea ferroviaria del ponente sia assunto come priorità nazionale; ad un’azione urgente verso le società che gestiscono tratti autostradali affinché siano praticate agevolazioni ai cittadini che per motivi di lavori e di studio sono obbligati a usare le autostrade a causa dell’interruzione della viabilità ordinaria”. Nel documento si ricorda l’ondata di maltempo che nei giorni scorsi ha colpito la Liguria provocando frane e smottamenti che in più tratti hanno interrotto la viabilità.

 

Treni straordinari sulla linea Cuneo-Ventimiglia

E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno (primo firmatario Sergio Scibilia del Pd) e sottoscritto da gruppi di maggioranza e minoranza, che impegna la giunta a “chiedere al ministro Lupi di predisporre alcuni treni straordinari sulla linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia, attualmente libera, per collegare il ponente ligure e la Francia al capoluogo piemontese in alternativa alla linea interrotta in quel di Andora”. Nel documento si ricorda il grave disagio e l’emergenza nei trasporti provocati dalle conseguenze dell’ondata di maltempo e le difficoltà di collegamento fra Italia e Francia e si sottolinea che i tempi del ripristino della linea Genova-Ventimiglia appaiono ancora lunghi.

 

Sinergia pubblico-privato per valorizzare la ex caserma Camandone

E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno (primo firmatario Sergio Scibilia del Pd) e sottoscritto da gruppi di maggioranza e minoranza sull’alienazione della caserma Camandone nel comune di Diano Castello. Il documento impegna la giunta a “ istituire un tavolo fra Regione, Provincia di Imperia e i Comuni del dianese per promuovere e avviare una fruttuosa collaborazione pubblico-privato attraverso un percorso di valorizzazione del bene rendendolo finalmente una risorsa fruibile ai fini dello sviluppo economico-sociale per l’intero comprensorio”. I firmatari ricordano il piano di dismissione dei beni demaniali avviato dal ministero della Difesa, in cui rientra l’alienazione della Camandone, e sottolineano che proprio questa caserma “è inserita nel programma Unitario di Valorizzazione (Puv) della Liguria” e che “è strategica per lo sviluppo dell’intero territorio” sia per l’aspetto economico, legato alla vocazione turistica dell’area, sia per l’utilizzo del sito per “potenziare i servizi al cittadini offerti dalle amministrazioni locali”.

 

 

Assenti: Boitano, Burlando e Paita (motivi istituzionali), Piredda (motivi personali)

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