domenica 16 giugno 2024
23.01.2014 - Donatella Lauria

Regione: un Consiglio Regionale per ricordare l'Olocausto

Questa mattina si è svolta la seduta solenne del Consiglio regionale per ricordare l’Olocausto. Dopo il saluto del presidente dell’Assemblea legislativa Boffa, che si è rivolto anche agli studenti in aula, la testimonianza di Ugo Foà, vittima delle leggi razziali.

 

Questa mattina nell’aula del Consiglio regionale è stata celebrata la Seduta solenne dedicata al Giorno della Memoria per ricordare le vittime della persecuzione nazifascista durante la Seconda Guerra mondiale.

 

La seduta è stata aperta dal presidente dell’Assemblea legislativa Michele Boffa che ha invitato i presenti a qualche istante di raccoglimento per ricordare le vittime dell’Olocausto del popolo ebraico, i deportati civili e militari nei campi di concentramento e tutti i perseguitati per ragioni razziali, religiose e politiche.

Il presidente Boffa ha, quindi, rivolto un saluto agli ospiti del Consiglio regionale, in particolare ai giovani studenti presenti in aula ai quali ha spiegato il significato della cerimonia: «L’Assemblea legislativa della Liguria è riunita oggi in seduta solenne per celebrare il “Giorno della Memoria” rendendo onore a quanti, milioni di persone, furono mortificati nello spirito e nella carne, vittime incolpevoli della Shoah, confermando l’incondizionata condanna di ogni barbarie passata e contemporanea e affidando ai giovani il compito di concorrere al riconoscimento del diritto alla vita, alla libertà e alla dignità di ogni donna e di ogni uomo come diritti inviolabili, inalienabili e irrevocabili di ogni persona. La Memoria di quello che è stato - ha aggiunto il presidente - non è un’eredità da chiudere in un cassetto ma una bussola per orientare i propri passi verso la piena maturità. Per questo il Consiglio regionale dà voce ogni anno a quanti furono testimoni di quell’orrore».

Il presidente Boffa ha quindi presentato l’oratore della seduta Ugo Foà, esponente della Comunità ebraica di Roma, scampato alla deportazione ma non alle terribili conseguenze delle leggi razziali.

 

LA TESTIMONIANZA DI UGO FOA’

Ugo Foà ha ricordato che per istituire la Giornata della memoria ci sono voluti 55 anni dallo storico giorno in cui le truppe dell’armata sovietica entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz: «Si tratta di un periodo che non è facile ricordare, anche se ricordare è un dovere. Noi stessi, che fummo vittime della Shoah e della discriminazione razziale, per lungo tempo restammo chiusi nel riserbo: ciascuno di noi aveva profonde ferite da rimarginare. La spinta a iniziare questo percorso di testimonianza mi è venuto dalla volontà di contrastare il riduzionismo. – ha detto - Mi sono sentito profondamente offeso quando sentivo dire che in Italia non ci sono state grandi discriminazioni e che le leggi razziali non furono così pesanti. Il riduzionismo è più cattivo, sottile del negazionismo. Il negazionismo si può affrontare a viso aperto, il riduzionismo è più pericoloso perché è subdolo. Le leggi razziali hanno rappresentato uno sconvolgimento totale della vita degli ebrei italiani».

Foà ha continuato: «Io, il terzo di cinque fratelli, ero un bambino, frequentavo ancora le elementari e il mio desiderio era andare al ginnasio e poi al liceo con i miei fratelli. Ma alla fine di settembre del 1938, fummo chiamati dai nostri genitori che ci dissero che in base ad un regio decreto (è stato emanato il 5 settembre 1938 ndr) noi, che eravamo di razza ebraica, non potevamo più andare a scuola. Scoppiai a piangere: la reazione più normale per un bambino di quell’età. Era un pianto di rabbia». Foà ha poi ricordato: «Per i ragazzi ebrei delle elementari si riuscì a istituire una pluriclasse. Io dovetti studiare privatamente. A fine anno potevamo dare l’esame nella sezione privatistica, ma dovevamo entrare da un cancello secondario e mi fecero sedere in un banco in fondo alla classe. Anche i ragazzi della pluriclasse entravano nell’istituto scolastico dal cancello secondario. All’esame dovetti sedere in un banco isolato dagli altri, perché ebreo. Fino ad allora avevo pensato che quando si parlava di razze si intendessero le razze animali e che la razza umana fosse una sola. Purtroppo a quella prima legge razziale ne seguirono molte: per espellere gli ebrei dai ministeri, dall’impiego pubblico, dall’insegnamento, dagli esercizi commerciali. Un fiume di norme che, mese dopo mese, strozzava l’economia delle famiglie. Poi gli ebrei furono espulsi dall’esercito, qualcuno riuscì a fuggire all’estero, qualcuno si suicidò. Più incalzava la guerra e più gli ebrei vennero considerati nemici della nostra terra e della nostra nazione. Ci dissero: non siete degni di essere considerati italiani. Avevano inventato un nemico, come ricorda un libro recente. E io mi sono sentito nemico dell’Italia, non mi sentii più italiano: credetemi è una sensazione orribile sentirsi nemico del paese dove sei nato. Dopo l’8 settembre del 1943 Badoglio nella fretta di fuggire e di salvare il governo e il re, dimenticò, fra le tante leggi che varò il suo governo, di approvarne una che abrogasse le leggi razziali e che ordinasse di distruggere gli elenchi degli ebrei italiani. Rimasti intatti, quegli elenchi furono poi utilizzati dagli occupanti nazisti e dai fascisti per fare i rastrellamenti, fra i tanti quello degli ebrei romani che furono deportati ad Auschwitz: 1022, anzi 1023 perché durante il viaggio una donna partorì un bambino rimasto senza nome. Di quei 1023 ne sopravvissero 16, di cui una sola donna».

Il testimone della follia delle leggi razziali ha lanciato un appello: «Dobbiamo ricordare perché senza memoria non c’è coscienza. La memoria è la medicina della democrazia: serve la memoria e serve la coscienza. Qualche anno fa a Milano fu ucciso un extracomunitario e 6 immigrati africani furono uccisi a bastonati a Villa Literno. Rimasi esterrefatto quando, durante una partita di calcio allo stadio di San Siro a Milano, trasmessa in tv, comparve uno striscione con la scritta: “Milano meno 1, Villa Literno meno 6”. Un manifesto che esaltava l’eliminazione fisica di 7 uomini. Ma ancora di più restai esterrefatto dal constatare che nessuno fra il pubblico si era ribellato, nessuno aveva avuto la forza, aveva sentito il dovere di alzarsi e andarsene. Al razzismo si reagisce, non con la violenza, ma con tutti i modi leciti e ce ne sono tanti».

Rivolto ai giovani, Foà ha concluso: «Voi siete la vita e il futuro: mi dispiace che questa mattina abbiate sentito parlare di episodi tristi. Qualcuno, durante i miei incontri nelle scuole, mi ha chiesto se ho mai pensato di vendicarmi. La mia vendetta è parlare ai giovani in un’assemblea come questa. Mi sono stati rubati 1000 giorni di vita scolastica: la scuola è bella, fra i banchi si formano amicizie che durano tutta la vita. Ogni volta che incontro dei giovani, che parlo con loro, recupero uno di quei 1000 giorni. Oggi ho recuperato uno di quei giorni» .

PREMIAZIONE DEI VINCITORI DEL CONCORSO

Al termine della testimonianza di Ugo Foà il presidente Boffa ha presentato gli studenti vincitori della settima edizione del concorso “27 gennaio: Giorno per la Memoria”, indirizzato agli allievi degli istituti di scuola media superiore della Liguria e finanziato attraverso la legge 9 del 16 aprile 2004 del Consiglio regionale.

«Cari giovani - ha detto il presidente rivolgendosi agli studenti - avete ascoltato quali tragiche conseguenze abbiano comportato leggi assurde e l’assenza di voci di dissenso. Il vostro dovere, come cittadini, è non essere indifferenti, di vigilare: vigilare su ciò che vi accade intorno, sugli striscioni che vedete allo stadio, sui cori scanditi nelle piazze, sulle scritte che trovate sui muri della città o della vostra scuola, in palestra o in autobus, sulle parole scambiate tra amici e sui social network. Non ignorate le occasioni di ascolto e di partecipazione alla vita della comunità in cui vivete - ha concluso - esprimete il vostro pensiero e contribuite alla formazione delle decisioni».

 

Nella seconda parte della seduta si è svolta la premiazione degli studenti (nell’allegato l’elenco dei vincitori) che hanno vinto il concorso e che saranno accompagnati nel mese di febbraio ad Auschwitz

 

Alla seduta hanno assistito le autorità civili, militari e religiose della Regione fra cui il presidente della Regione Claudio Burlando, il sindaco di Genova Marco Doria, il commissario della Provincia di Genova Piero Fossati, il rabbino della Comunità ebraica Giuseppe Momigliano.

 

PRESIDENTE BOFFA VISITA LA MOSTRA SU ANNA FRANK

Ieri, nell’ambito delle celebrazioni dedicate al Giorno della Memoria, il presidente del Consiglio regionale Michele Boffa ha partecipato all’inaugurazione della mostra “Anne Frank, una storia attuale” organizzata nel Museo ebraico di Genova dalla Comunità ebraica del capoluogo ligure, Pro Forma Memoria e Anne Frank House di Amsterdam.

«Visitando la mostra, gli adolescenti delle scolaresche liguri – ha dichiarato il presidente – incontreranno una loro coetanea che con la sua breve e intensa esperienza di vita ha costruito per loro le basi di una coscienza individuale e il testimone di un impegno costante e responsabile nella società ».

 

 


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