venerdì 29 marzo 2024
08.02.2015 - Sergio Pallanca

L'Aprosiana di Ventimiglia custodisce il primo Atlante di Medicina Veterinaria

Nel fondo antico della Biblioteca Aprosiana, ora a Ventimiglia Alta, fra le innumerevoli opere custodite, si trova un rarissimo testo scientifico, il Primo Atlante Illustrato di Medicina Veterinaria. Carlo Ruini (1530/1598) fu un Giurista, insegnò a Pisa, Ferrara, Pavia, Padova, Bologna. Ambasciatore di Alfonso d’Este e Giulio II, Senatore e Gonfaloniere di Giustizia.

Per quel che riguarda noi, scrisse  il “Trattato dell’anatomia et delle infirmità del cavallo” opera in due volumi del 1598 corredata da 64 bellissime tavole anatomiche attribuite ad uno dei Carracci. Questa notevole opera di Anatomia Descrittiva del Rinascimento è il primo trattato moderno di Anatomia Veterinaria tuttora punto di riferimento per gli studiosi di tale branca. Chi scrive, medico veterinario, alla prima lezione di anatomia ricorda benissimo che il docente, insigne professore di Anatomia Comparata, nominò il Ruini ed invitò i suoi allievi a prendere visione di alcune riproduzioni fotostatiche dell’antico testo.

Ruini, uomo dagli interessi poliedrici si occupò quindi anche di Anatomia e Patologia del cavallo fra l’altro scoprendo e illustrando scientificamente una particolare struttura propria degli equidi e dei ruminanti che, appunto, prese il nome dal suo scopritore: Organo Elastico del Ruini o Legamento Sospensore del Nodello.

Quest’organo  è un robustissimo legamento metacarpo-falangeo fra le estremità distali dei metacarpi e la superficie articolare prossimale della falange, un ginglimo angolare rinforzato dai legamenti sesamoidi e metacarpo-falangei: in parole semplici è quel legamento che intervenendo blocca l’articolazione e fa sì che gli equidi possano rimanere sempre in piedi senza bisogno di coricarsi per riposare.

Oggi abbiamo la fortuna di esser gentilmente guidati a visionare il raro testo dal Direttore della Biblioteca Aprosiana Ruggero Marro che, usando la massima cura, con candidi guanti di cotone, sfoglia per noi l’antico tomo dalla magnifica rilegatura in cuoio, edizione originale del 1618, perfettamente conservata ed autografata dallo stesso Angelico Aprosio che ne aveva curato la catalogazione nella propria biblioteca nel Convento di Sant’Agostino a Ventimiglia.

Molte altre bellezze e rarità racchiude la nostra biblioteca che, terminati i restauri, potrà esser nuovamente meta non solo di studiosi e ricercatori ma anche dei Ventimigliesi che avranno la possibilità di riscoprire uno degli innumerevoli gioielli custoditi in quel magnifico forziere che è Ventimiglia.

 

SERGIO PALLANCA


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