Un colpo di scena scuote l’inchiesta sulle presunte violenze da parte della polizia locale a Savona. Quella che era nata come una denuncia contro 15 agenti, ora si ritorce contro due delle tre presunte vittime, accusate di falso ideologico e calunnia. Le loro testimonianze, relative a episodi tra febbraio 2024 e marzo 2025, sono state definite dalla difesa degli agenti come “palesemente e documentalmente false”, ribaltando la prospettiva di un’indagine che vede i vigili accusati di lesioni, peculato e falso ideologico.

Accuse di pestaggi smentite: le incongruenze rivelate dalla controdenuncia
Le accuse iniziali riguardavano presunti pestaggi immotivati subiti da tre stranieri (due nordafricani e un sudamericano) negli uffici della centrale di piazza Ortiz, e in un caso anche durante il tragitto, con conseguenti lesioni (prognosi da 5 a 21 giorni) e l’uso improprio di strumenti come manganelli telescopici. Tuttavia, la controdenuncia presentata dalla difesa degli agenti ha iniziato a smontare il quadro accusatorio.
La controdenuncia evidenzia diverse incongruenze nelle dichiarazioni delle presunte vittime. Ad esempio, un giovane migrante, M.A.M., ha affermato di essere stato assistito da un interprete durante la denuncia del 10 maggio 2025, ma il verbale non ne fa menzione. Inoltre, la sua pretesa di essersi recato spontaneamente a denunciare alle 22, quando gli uffici della squadra mobile sono chiusi, è stata definita “assurda”. Ma le discrepanze non finiscono qui: le lesioni dichiarate da M.A.M., che gli impedivano di “camminare, correre né sedersi” tra il 28 febbraio e il 5 marzo 2025, sarebbero smentite da documenti che lo vedono indagato per un furto nello stesso periodo, durante il quale si sarebbe dato alla fuga correndo per Genova. Persino un presunto arresto su un autobus, con una caduta mai avvenuta, sarebbe smentito dalle telecamere di sorveglianza.
Dalle accuse ai dubbi: la difesa smonta le dichiarazioni dei denuncianti
Le dichiarazioni di un altro giovane migrante, R.O., durante l’incidente probatorio del 7 luglio 2025, sono apparse ancora più problematiche. Assistito da un interprete, R.F. ha fornito versioni frammentarie e sconnesse, come “Ruba bambini” o “Mi hanno picchiato tutti alla televisione”, e ha sostenuto di essere stato colpito con sette taser, strumenti non in dotazione alla polizia locale, e di aver riconosciuto un agente “grosso, senza capelli, che lavorava con la Meloni” che gli avrebbe “rotto i denti”. Affermazioni che la difesa considera “inverosimili” e incompatibili con i fatti.
Anche le accuse di T.S. sono state messe in discussione. Ha denunciato lesioni, inclusa una frattura al metacarpo, causate da un manganello della polizia locale, ma la descrizione dello strumento non corrisponde a quelli in dotazione. Indagini difensive hanno poi accertato che la frattura sarebbe avvenuta oltre sette mesi dopo i fatti denunciati, probabilmente a opera di un’altra forza di polizia. Per questo, la difesa ha annunciato una denuncia specifica per falsa testimonianza contro T.S. e ha chiesto che le indagini siano affidate a un’altra forza di polizia per garantire imparzialità. Questo ribaltamento delle accuse solleva interrogativi significativi sulla credibilità delle testimonianze iniziali e sull’andamento complessivo dell’inchiesta.