L’allarme dei genitori: classi “pollaio” al Ferraris-Pancaldo di Savona

A Savona, un gruppo di genitori degli alunni dell’Istituto Ferraris-Pancaldo lancia un forte allarme riguardo a una decisione che, a loro dire, rischia di compromettere seriamente la qualità dell’istruzione. La polemica riguarda lo smembramento di una classe terza dell’indirizzo Grafica e Comunicazione, con la conseguente creazione di classi “pollaio” nelle future quarte. Attualmente, le tre classi terze contano 62 alunni, tra cui 3 studenti con disabilità (di cui 2 gravi) e 12 con bisogni educativi speciali (BES). I genitori temono che l’accorpamento renda impossibile garantire la giusta attenzione e il supporto necessario, soprattutto per gli studenti più fragili, denunciando una scelta che va contro i principi di inclusione e continuità didattica.

La scuola tra numeri e persone: il paradosso dell’inclusione

La decisione di unire le classi solleva un paradosso profondo. Mentre a parole si promuovono i valori dell’inclusione e della personalizzazione, i genitori denunciano che nei fatti si agisce con logiche di taglio e semplificazione, trattando i ragazzi come “numeri in un file Excel”. Questo approccio, secondo loro, è particolarmente grave in un istituto tecnico come il Ferraris-Pancaldo, dove la didattica si basa su attività laboratoriali pratiche. Con classi sovraffollate, queste attività rischiano di diventare impraticabili, danneggiando in modo “irreversibile” la formazione professionale degli studenti. La questione, quindi, non è solo organizzativa, ma tocca il cuore del diritto allo studio e il rispetto della dignità degli studenti e del lavoro di insegnanti e personale di sostegno.

La risposta delle istituzioni: tra fondi e criticità

Dopo l’appello dei genitori, il dirigente dell’ufficio scolastico territoriale di Savona, Nadia Dalmasso, ha fornito una risposta che inquadra il problema da un punto di vista istituzionale. La Dalmasso ha spiegato che la decisione rientra nella distribuzione annuale del personale docente e Ata, assegnato agli uffici scolastici regionali dal Ministero. L’Ufficio Territoriale di Savona ha lavorato “intensamente” per destinare il contingente assegnato nel modo più efficace, tenendo conto delle esigenze didattiche, ma anche di “criticità correlate agli spazi disponibili” e alla morfologia del territorio. Questa risposta, pur non entrando nel merito della specifica situazione, suggerisce che le decisioni di accorpamento sono il risultato di vincoli economici e logistici. Il punto di vista delle istituzioni, quindi, si scontra con quello delle famiglie, mostrando la difficile sfida di bilanciare le risorse disponibili con le esigenze concrete di una scuola che cerca di essere inclusiva.

Le prospettive future: un dibattito che va oltre i numeri

La polemica sollevata dai genitori di Savona non è un caso isolato, ma riflette una sfida più ampia che la scuola italiana si trova ad affrontare: come conciliare i vincoli di bilancio e le direttive ministeriali con le esigenze reali di studenti e insegnanti. La decisione di accorpare le classi, dettata da una logica di ottimizzazione delle risorse, rischia di avere conseguenze concrete e negative sulla didattica, specialmente per gli alunni più fragili.

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