L’ultimo consiglio comunale di Chiavari è stato teatro di un’intensa tensione politica, culminata con l’abbandono dell’aula da parte della maggioranza. A innescare il dibattito sono stati due ordini del giorno presentati dalle opposizioni, incentrati su temi di grande rilevanza per la città: la vendita delle quote di Iren Acqua Tigullio e la riapertura del tribunale locale. La discussione si è rapidamente surriscaldata, portando la maggioranza a etichettare i temi come “strumentali” e a far mancare il numero legale, interrompendo di fatto la seduta. Questo episodio sottolinea una profonda spaccatura tra le forze politiche cittadine, un conflitto che si manifesta non solo su questioni amministrative, ma anche sul metodo e sul tono del dibattito.

La questione dell’acqua pubblica
Il sindaco Federico Messuti ha prontamente risposto alle polemiche, difendendo la posizione dell’amministrazione sulla gestione dell’acqua pubblica. Il primo cittadino ha dichiarato che le voci su una possibile vendita non hanno alcun fondamento, confermando che il principio della gestione pubblica non è mai stato messo in discussione. Ha rivelato che l’amministrazione ha ricevuto e respinto ben due proposte da Iren per l’acquisto delle quote di Iren Acqua Tigullio, ritenendole non vantaggiose per gli interessi dei cittadini chiavaresi. Questo gesto, ha sottolineato il sindaco, dimostra la trasparenza e la coerenza della sua linea politica, mirando a rassicurare la popolazione e a smorzare una polemica che ritiene artificiosa e politicamente motivata.
La riapertura del tribunale
Un altro punto di scontro è stato il futuro del tribunale di Chiavari, chiuso anni fa e oggetto di una costante richiesta di riapertura da parte della cittadinanza e delle opposizioni. Il sindaco Messuti ha annunciato un imminente incontro con il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per discutere la questione. L’appuntamento, richiesto dall’amministrazione e accolto dal Ministro, è un segnale di attenzione istituzionale verso le esigenze del comprensorio. Il primo cittadino ha ribadito l’intenzione di portare avanti un confronto “serio e costruttivo” nelle sedi appropriate, prendendo le distanze dalle “polemiche sterili” e sottolineando la volontà di ottenere “risultati concreti”. La questione del tribunale non è solo un tema burocratico, ma un simbolo per la città, legato alla sua identità e alla sua importanza come centro di servizi per il territorio.
Il confine tra dibattito e strumentalizzazione
L’abbandono dell’aula consiliare è un gesto che, pur non essendo inedito, solleva interrogativi sulla qualità del dibattito politico locale. Se da un lato la maggioranza ha giustificato la sua azione come una reazione a una presunta strumentalizzazione, dall’altro le opposizioni possono legittimamente vederla come un atto di ostruzionismo e un rifiuto del confronto su temi sentiti dalla comunità. Questo episodio riflette la difficoltà di trovare un terreno comune, anche su argomenti di interesse pubblico. In un’epoca in cui le divisioni tendono a prevalere, la speranza è che la politica locale possa ritrovare un equilibrio, per affrontare le sfide della città in modo costruttivo e nell’interesse esclusivo dei suoi cittadini.