La speranza di ritrovare vivo l’escursionista disperso a Castelbianco si è spenta con la luce del giorno. Fiorenzo Georges Luigi Fusi, un turista francese di 41 anni di cui si erano perse le tracce lo scorso 14 agosto, è stato ritrovato senza vita, segnando la fine di una ricerca durata giorni. La tragica scoperta è avvenuta in un crepaccio, in una zona remota che era stata setacciata palmo a palmo. L’uomo, proveniente da Cannes, avrebbe compiuto un volo di oltre 100 metri, una caduta che non gli ha lasciato scampo. Il suo ritrovamento, seppur drammatico, ha posto fine a un’attesa straziante e ha dato una risposta definitiva a una scomparsa che aveva mobilitato centinaia di persone.

La catena di solidarietà
Quella che è seguita alla sua scomparsa è stata una vera e propria maratona di solidarietà. Dalle prime ore, una squadra imponente di soccorritori si è messa in moto. Non si trattava solo di professionisti, ma di un esercito di persone mosse da un unico obiettivo. I vigili del fuoco, con le loro unità cinofile e l’aiuto di droni da Arezzo, Pistoia e Siena, hanno lavorato instancabilmente. Al loro fianco, la Guardia di Finanza con un elicottero, il Soccorso Alpino, squadre della Protezione Civile, e più di sessanta volontari che hanno setacciato ogni sentiero e ogni anfratto. Questo sforzo collettivo, silenzioso e tenace, mostra il lato migliore della nostra società: la prontezza nel rispondere a un’emergenza, l’uso della tecnologia più avanzata, ma soprattutto l’umanità di tante persone pronte a mettersi in gioco per un perfetto sconosciuto.
La montagna che non perdona
La tragica conclusione di questa vicenda ci ricorda, ancora una volta, la natura implacabile della montagna ad ogni livello. Nonostante lo sforzo immane dei soccorritori altamente preparati, la sorte di Fiorenzo Georges Luigi Fusi era probabilmente già segnata. Le ricerche si erano concentrate su aree particolarmente esposte, non accessibili se non con tecniche specialistiche: falesie, pareti rocciose e gole ripide. Sono luoghi di una bellezza mozzafiato, ma anche di un pericolo latente. Il suo corpo, ritrovato in fondo a un crepaccio, è un monito silenzioso che il rispetto per l’ambiente naturale è una regola non scritta da non violare mai. La storia di questo escursionista è, in un certo senso, la storia della sua solitaria avventura che si è conclusa con una tragica caduta, e l’enorme, commovente, sforzo collettivo di una comunità che ha provato a salvarlo senza però riuscirci.