La lotta contro la peste suina africana non conosce tregua e continua a registrare nuove criticità in Liguria. Sono stati confermati tre nuovi casi in provincia di Savona, un dato che segna una preoccupante estensione del virus. Una delle positività è stata riscontrata ad Albissola Marina, portando l’emergenza verso la costa, mentre le altre due sono state trovate direttamente nel capoluogo. Queste nuove infezioni portano il totale dei casi nella regione a 1.147, un numero che rappresenta un aumento costante e allarmante, alimentando la crescente preoccupazione tra le autorità sanitarie e gli allevatori locali, che temono per la stabilità economica del settore. Ogni nuovo caso non è un semplice dato statistico, ma una dolorosa conferma della difficoltà di contenere una malattia che si diffonde silenziosamente, minacciando il patrimonio zootecnico e agricolo dell’intera regione.

Liguria vs Piemonte
A differenza della Liguria, il Piemonte sembra aver raggiunto una relativa stabilità. Non sono stati riscontrati nuovi casi di peste suina tra i cinghiali, e il numero complessivo rimane fermo a 790 positività. Anche per quanto riguarda gli allevamenti, non si segnalano nuovi focolai nella regione, un dato che, pur non annullando il problema, offre un piccolo segnale positivo nella gestione dell’emergenza.
L’importanza del contenimento
Di fronte a un’emergenza di questa portata, il ruolo dei cittadini è fondamentale per limitare la diffusione del virus. È cruciale seguire alcune semplici ma efficaci misure di contenimento: non bisogna mai dare cibo ai cinghiali, evitando di lasciare avanzi o rifiuti alimentari nelle aree boschive o rurali. Inoltre, per chi frequenta queste zone, è importante pulire e disinfettare scarponi e attrezzature per non trasportare il virus altrove. Questi gesti, apparentemente banali, sono essenziali per proteggere gli allevamenti e scongiurare ulteriori focolai che potrebbero causare danni economici devastanti.
Un problema che non si ferma
I dati aggiornati confermano che la diffusione del virus è ancora attiva e capillare sul territorio, con un totale nazionale di 1.937 casi tra i cinghiali. Questo non è un semplice dato statistico, ma il sintomo di una malattia che minaccia l’intero settore suinicolo italiano. I focolai negli allevamenti, sebbene stabili a 9, rappresentano un rischio concreto e costante per l’economia agricola. La continua emergenza richiede misure di contenimento sempre più efficaci, ma soprattutto una maggiore consapevolezza da parte di tutti per evitare la diffusione del virus, che si muove silenziosamente tra i boschi e le città. Un male che molti stanno sottovalutando e che invece si sta diffondendo.