Riapertura delle scuole in Liguria: 160.000 studenti tornano tra banchi e nuove regole

In Liguria, la campanella ha suonato, ancora una volta. Un suono familiare, che segna un rito annuale fatto di zaini nuovi, quaderni intatti e il misto di eccitazione e malinconia tipico della fine dell’estate. Circa 160mila studenti, dall’infanzia alle scuole superiori, hanno varcato i cancelli, dando il via a un anno scolastico che si preannuncia impegnativo. Con 206 giorni di lezioni, che si protrarranno fino all’11 giugno 2026, l’avventura è appena cominciata. È un momento che racchiude in sé l’essenza della crescita: la promessa di nuove amicizie, la sfida delle materie più difficili e l’ineluttabile scorrere del tempo, scandito dal ritmo regolare delle ore di lezione. Il primo giorno non è mai un giorno come gli altri, e per molti, quest’anno, lo è stato ancora meno.

La novità più discussa di questo ritorno sui banchi non ha a che fare con programmi di studio o nuovi progetti didattici, ma con il divieto totale di usare i telefoni cellulari. La circolare del ministro Valditara ha esteso la proibizione a tutti gli studenti, compresi quelli delle superiori, e ha spento anche l’ultimo spiraglio di uso concesso, quello durante la ricreazione. È una scelta forte, che non vuole essere solo una regola, ma un vero e proprio segnale culturale. Il messaggio è chiaro: la scuola deve tornare a essere un luogo di interazione umana diretta, dove gli sguardi si incrociano e le conversazioni nascono senza la mediazione di uno schermo. Per una generazione cresciuta con il mondo in tasca, questa decisione rappresenta una sfida, un’occasione per riscoprire il valore del contatto, dell’attenzione e del silenzio digitale.

Una sfida per la comunità scolastica

Ma l’inizio dell’anno scolastico non è fatto solo di grandi annunci. Oltre alle novità, ci sono anche i soliti problemi che non sembrano trovare mai una soluzione definitiva. La più grande di queste sfide, anche in Liguria, resta la cronica carenza di personale. Che si tratti di insegnanti o di personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario), le scuole si trovano a dover fare i conti con cattedre vuote e organici incompleti. Questa situazione, purtroppo, mina la stabilità e l’efficacia del sistema educativo. Come si può chiedere a un professore di dedicarsi pienamente all’insegnamento e alla relazione con gli studenti, se deve continuamente gestire l’assenza di un collega o la mancanza di supporto logistico? Il problema della carenza di personale è un buco nel motore della scuola, che non si può ignorare, specialmente quando si pretende di percorrere nuove strade.

Oltre la circolare, l’obiettivo

La decisione sul divieto dei cellulari è una mossa che ha lo scopo di combattere una dipendenza moderna e di ripristinare la concentrazione in classe. In un mondo dove la distrazione è ovunque, la scuola si propone come un baluardo di attenzione, un rifugio in cui si può imparare a focalizzarsi su un libro, su una lavagna o sulle parole di un compagno. Tuttavia, questo obiettivo si scontra con una realtà ben più complessa. L’assenza di un custode che apra la classe, di un tecnico che si occupi del materiale o di un professore che possa colmare un’assenza, rischia di vanificare ogni sforzo. La sfida della Liguria, e dell’Italia, è proprio questa: affrontare i problemi strutturali, come la carenza di personale, con la stessa determinazione con cui si affrontano le sfide moderne, come il rapporto tra giovani e tecnologia.

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