La comunicazione di Esso di avviare le procedure di licenziamento per i siti di Vado Ligure e Milano è piombata come un vero e proprio “fulmine a ciel sereno” nel panorama industriale italiano. Sebbene l’azienda parli di una necessaria riorganizzazione a livello europeo, per il territorio di Savona si tratta dell’ennesimo duro colpo all’occupazione. A Vado Ligure, dove lo stabilimento è storicamente specializzato nella produzione di oli lubrificanti, sono a rischio almeno 30 posti di lavoro su un totale di 91 addetti. Il coinvolgimento anche della sede milanese porta il numero complessivo di lavoratori interessati a una quarantina. Questa vertenza si aggiunge a un elenco già lungo di crisi industriali nella zona, aggravando un contesto sociale ed economico già fragile. L’originalità della notizia risiede nel fatto che, mentre il paese discute di transizione ecologica, la crisi colpisce un settore, quello dei lubrificanti, che rimane essenziale per il funzionamento dell’industria e della logistica, dimostrando come le dinamiche di ristrutturazione aziendale prescindano spesso dal reale fabbisogno del mercato.

L’allarme dei sindacati
La reazione delle organizzazioni sindacali è stata immediata e compatta, ma anche caratterizzata da una evidente sorpresa e preoccupazione. I rappresentanti di Uiltec-Uil, Femca-Cisl e Filctem-Cgil hanno sottolineato di non conoscere ancora i dettagli precisi della procedura avviata dal gruppo Esso, e si sono immediatamente attivati per un confronto con la RSU e con gli stessi dipendenti. La dichiarazione congiunta dei sindacalisti evidenzia lo sconcerto per l’apertura di un “nuovo fronte di lotta sindacale” in un momento già critico. L’attivazione immediata di iniziative di mobilitazione è la risposta naturale di fronte al rischio di perdere professionisti specializzati in un settore di nicchia come quello della miscelazione degli oli di base. La loro priorità è ora quella di forzare un tavolo di trattativa per comprendere le “precise intenzioni” dell’azienda e tentare di salvaguardare il maggior numero possibile di posti di lavoro.
Il peso del know-how specializzato
Lo stabilimento di Vado Ligure non è una semplice fabbrica; è un sito con una competenza storica e un know-how ben definito nella produzione di oli lubrificanti, ottenuti miscelando oli di base che arrivano via mare. Questo dettaglio è cruciale e rappresenta un punto di vista originale nella vertenza. Quando un’azienda decide di tagliare posti in un sito così specializzato, non sta solo riducendo il personale; sta disperdendo un patrimonio di competenze uniche e difficilmente rimpiazzabili. I 30 addetti a rischio non sono numeri interscambiabili, ma professionisti con anni di esperienza in processi chimici e logistici complessi. La riorganizzazione, dunque, rischia di impoverire non solo la forza lavoro locale, ma anche la capacità produttiva nazionale in un settore strategico. La domanda che i sindacati dovranno porre è: il risparmio di costi giustifica la perdita di questa expertise così specifica?
L’ennesima cicatrice per Savona
La crisi alla Esso si inserisce in un contesto territoriale, quello savonese, che sta lottando da anni contro la deindustrializzazione. Ogni nuova vertenza è percepita dalla comunità non come un incidente isolato, ma come l’ennesima cicatrice sulla mappa occupazionale. La riorganizzazione a livello europeo, invocata da Esso, sposta l’attenzione dalla responsabilità locale a dinamiche economiche globali, rendendo la trattativa più complessa e impersonale. In questo scenario, l’azione sindacale non deve solo mirare al mantenimento dei posti di lavoro, ma anche a esigere misure di ammortizzatore sociale e piani di riconversione industriale che siano effettivamente credibili per un territorio in sofferenza. La speranza è che il confronto imminente riesca a mitigare l’impatto di questo “macigno” e a trovare soluzioni alternative al licenziamento, salvaguardando il futuro delle famiglie coinvolte.