Nel pomeriggio, il tranquillo orizzonte della costa savonese è stato squarciato da un’immagine allarmante: una densa coltre di fumo nero visibile a occhio nudo da Bergeggi. La causa era un incendio divampato su un’imbarcazione a vela, un panfilo di 24 metri, situato a circa quattro miglia al largo. L’episodio, scattato pochi minuti dopo le 14:00, ha generato decine di segnalazioni in pochi minuti, trasformando la quiete del Mediterraneo in una scena di emergenza ad alta priorità. Questo evento sottolinea ancora una volta come il mare, pur essendo un simbolo di libertà e bellezza, possa rapidamente trasformarsi in un ambiente ostile e implacabile. La tempestività delle segnalazioni, che hanno raggiunto simultaneamente vigili del fuoco e redazioni locali, è stata cruciale, attivando immediatamente la complessa e vitale macchina dei soccorsi marittimi.
La logistica del salvataggio: cinque vite e un tender
Il dato più rassicurante e immediato della cronaca riguarda il destino delle persone a bordo: cinque persone si trovavano sull’imbarcazione, ma sono state prontamente messe in salvo a bordo del tender (la piccola imbarcazione di servizio). Questo gesto, frutto probabilmente di una formazione adeguata e della calma mantenuta durante l’emergenza, ha permesso di isolare il fattore umano dal pericolo del fuoco. Il fatto che i cinque siano riusciti a mettersi in salvo autonomamente prima dell’arrivo dei mezzi di soccorso ha trasformato l’operazione da un rischioso salvataggio di naufraghi a un intervento tecnico di spegnimento. La gestione impeccabile dell’abbandono della nave da parte dell’equipaggio è la vera vittoria di questa vicenda, dimostrando che la preparazione in mare è la prima forma di salvezza.

Il cielo e il mare in soccorso: la convergenza delle forze
La risposta all’allarme è stata un esempio di perfetta sincronia interforze, tipica delle emergenze marittime in Italia. Verso la zona dell’evento sono rapidamente confluiti numerosi mezzi specializzati. Dal mare sono arrivate la motobarca dei Vigili del Fuoco di Savona e l’unità Gadda del Servizio Nautico del Comando di Genova, affiancate dai mezzi della Guardia Costiera. A completare la squadra di intervento, un rimorchiatore, fondamentale non solo per spegnere l’incendio con getti d’acqua potenti, ma anche per gestire l’imbarcazione in fiamme ed evitare che diventasse un pericolo galleggiante. Dal cielo, l’elicottero Drago 162 dei Vigili del Fuoco ha fornito una visione aerea cruciale, permettendo di coordinare le operazioni e di valutare l’entità e la propagazione delle fiamme da un punto di vista privilegiato. Questa convergenza di forze dimostra l’elevata professionalità e la capacità di reazione del sistema di emergenza italiano di fronte a un pericolo in alto mare.
L’importanza del panfilo: un rischio ambientale
L’imbarcazione a vela, un panfilo di 24 metri, rappresenta un valore economico e, una volta in fiamme, un potenziale rischio ambientale significativo. Le operazioni di spegnimento e recupero, pur cruciali per la sicurezza, devono tenere conto anche dell’inquinamento che può derivare dalla combustione di materiali plastici, carburante e vernici in mare aperto. La presenza del rimorchiatore e dei mezzi nautici ha anche la funzione implicita di monitorare e, se necessario, contenere la dispersione di sostanze nocive in acqua. L’obiettivo finale non è solo domare il fuoco, ma anche recuperare il relitto o assicurarsi che non affondi in modo da rilasciare carburante o altri inquinanti, proteggendo così la delicata area marina di Bergeggi.




