L’estate, il periodo più atteso, porta con sé un problema noto ma che quest’anno ha raggiunto livelli intollerabili a Savona. Le spiagge libere, da sempre un vanto per la città, si sono trasformate in veri e propri accampamenti, teatro di comportamenti che mettono a dura prova la convivenza civile e il rispetto delle regole. L’immagine di un litorale libero, aperto a tutti, si scontra con una realtà di caos e degrado, generando un vivace dibattito che va oltre la semplice politica locale.
Mentre il dibattito si concentra sulla proposta di convertire le spiagge libere in “libere attrezzate” – una soluzione che rischia di apparire come una resa – l’attenzione va spostata alla vera causa del problema. L’origine del disagio non risiede nel concetto stesso di spiaggia pubblica, ma nell’attività di organizzazioni che, dal Piemonte e dalla Lombardia, gestiscono flussi di persone con i bus “turistici”. Questi operatori, senza alcun controllo, vendono il viaggio e, di fatto, un pezzo di arenile, scaricando centinaia di persone in un unico punto e privando così i residenti e gli altri turisti della possibilità di godere di quegli spazi.

Questa gestione senza regole porta a conseguenze evidenti e inaccettabili. Le spiagge si trasformano in veri e propri campeggi, con strutture improvvisate, vendita di cibo e bevande spesso illegale e affitto non autorizzato di ombrelloni e sdraio. Ma il problema va ben oltre la semplice invasione: la mancanza di controllo favorisce anche l’inciviltà, con le spiagge che vengono usate come latrine a cielo aperto. La presenza di “personaggi inquietanti” che approfittano del caos per intimidire e rubare nei chioschi evidenzia come questa invasione turistica non regolamentata crei un ambiente malsano che danneggia tutti, anche le persone perbene trasportate da quegli stessi bus.
Il principio che “il mare è di tutti” non è solo uno slogan, ma il fondamento stesso del patrimonio delle spiagge libere, un bene prezioso che merita di essere difeso e non ceduto. L’idea di trasformare queste aree in spiagge “attrezzate” rischia di essere una soluzione che nasconde una resa, un modo per evitare di affrontare la vera sfida. Il problema non è la natura stessa di questi litorali, ma l’invasione causata da flussi turistici non regolamentati, un fenomeno che coarta la libertà dei cittadini e altera l’anima di questi luoghi. La risposta non può limitarsi a sanare i sintomi in superficie, ma deve agire in profondità, controllando e gestendo le fonti di questo caos. Solo così Savona potrà recuperare le sue spiagge, restituirle al loro vero scopo e preservare quel senso di orgoglio e identità che da sempre le contraddistingue.