Terrore sulla costa: climber cade per tre metri dalla parete a picco sul mare, salvata in elicottero

L’incidente avvenuto a Capo Noli non è solo un resoconto di cronaca, ma un promemoria crudo della fragilità umana di fronte alla maestosità della natura verticale. A mezzogiorno, in una zona dove la roccia si getta a picco sul mare, una climber francese di 54 anni è precipitata per circa tre metri dalla parete, riportando un trauma spinale. L’episodio cristallizza la natura intrinsecamente rischiosa dell’arrampicata, specialmente in contesti così esposti. Quella che per l’atleta era una sfida estetica e fisica, si è trasformata in un’emergenza che ha richiesto una complessa mobilitazione di risorse. Il fatto che l’incidente sia avvenuto su una parete a strapiombo sul mare ha immediatamente amplificato la difficoltà e il pericolo dell’operazione di soccorso, trasformandola in una vera e propria impresa alpinistica. La vita, in un attimo, si è appesa a pochi metri di corda.

Un soccorso ad alta complessità

L’intervento di salvataggio a Capo Noli è stato un esempio di straordinaria coordinazione e competenza tecnica. Non si è trattato di un semplice recupero, ma di una manovra complessa che ha richiesto l’impiego di tecniche di corda di tipo alpinistico per raggiungere la donna e stabilizzarla in sicurezza. La squadra dei Vigili del Fuoco di Finale Ligure, supportata dall’elicottero Drago 163 con a bordo personale elisoccorritore, medico e infermiere, ha lavorato in un ambiente ostile. La presenza dell’elicottero è stata fondamentale per l’evacuazione rapida, consentendo di imbarellare la climber e trasferirla all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, bypassando le difficoltà logistiche dell’Aurelia sottostante, la cui viabilità era già gestita dalla Polizia Locale. L’efficacia dell’operazione è stata garantita dalla collaborazione sinergica con il Soccorso Alpino, la Croce Bianca di Noli e persino la Guardia Costiera di Savona, presente con una motovedetta a presidio dell’area marina sottostante la parete, a dimostrazione che il rischio era aereo, terrestre e marittimo.

La solidarietà verticale e la sicurezza del gruppo

Un elemento spesso trascurato in questi resoconti è il ruolo dei compagni di arrampicata. La donna non era sola in parete: con lei c’erano altre tre persone, rimaste illese ma bloccate in una situazione di estremo pericolo potenziale. L’intervento dei soccorritori ha dovuto quindi estendersi anche al recupero di questi membri del gruppo, riportati in sicurezza alle loro automobili tramite ulteriori manovre di corda. Questo dettaglio sottolinea un valore fondamentale della comunità alpinistica: la solidarietà verticale. In un ambiente dove la vita di ognuno dipende dall’altro, l’aiuto è implicito. La presenza di compagni competenti è cruciale per la gestione iniziale dell’emergenza e per la sicurezza globale del gruppo. Il soccorso ha quindi agito su un duplice fronte: il recupero della ferita e la messa in sicurezza di coloro che, pur illesi, erano intrappolati in una posizione precaria.

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