Funivie, Arboscello (PD): “I 50 milioni promessi per il ripristino non ci sono più?”

La funivia di Savona, un tempo infrastruttura strategica per il trasporto merci, è ormai un simbolo di promesse mancate e di un’immobilismo politico che dura da sei anni. La denuncia del consigliere regionale Roberto Arboscello del Partito Democratico non lascia spazio a dubbi: dopo anni di annunci e rassicurazioni, sembra che il progetto di ripristino sia bloccato da “insormontabili problemi tecnici” e, soprattutto, dalla mancanza dei 50 milioni di euro necessari. Un’amara sorpresa che fa crollare il castello di parole costruito nel tempo, lasciando un territorio con un’infrastruttura ferma e con la sensazione di essere stato preso in giro.

La polemica sollevata da Arboscello mette in discussione l’operato della giunta di centrodestra e dei suoi rappresentanti. Il consigliere democratico denuncia una “superficialità” e una “incuranza” verso i problemi reali della Liguria, ricordando come le sue precedenti interrogazioni sull’argomento siano state liquidate con risposte evasive e rassicurazioni generiche. L’accusa è chiara: mentre la politica si esibiva in “siparietti” e firmava protocolli d’intesa “rimasti solo sulla carta”, i problemi concreti venivano ignorati. Questo ritratto dipinge un quadro di inefficienza e di mancanza di trasparenza, dove le necessità del territorio e dei suoi abitanti sembrano passare in secondo piano rispetto alla propaganda politica.

Il peso del fallimento

Oltre al danno economico e logistico per il territorio, la chiusura della funivia ha un impatto diretto sulla vita di tutti i giorni. I mezzi pesanti, costretti a transitare per i centri abitati, aumentano il traffico, i pericoli per la sicurezza stradale e l’inquinamento, peggiorando la qualità dell’aria e la salute dei cittadini. La situazione, inoltre, ha un risvolto drammatico per le decine di lavoratori e le loro famiglie che, dopo anni di attesa, vedono svanire la speranza di un ritorno alla normalità. La funivia non è solo un impianto, ma un elemento vitale per l’economia e la sicurezza del savonese. La sua inattività prolungata, secondo Arboscello, è un chiaro “fallimento” che richiede risposte e, se necessario, la responsabilità di chi non è stato in grado di gestire la situazione.

Serve chiarezza, non bugie

Di fronte a un’incertezza così grave, la richiesta di Arboscello è perentoria: basta promesse e mezze verità. Si chiede un atto di coraggio e di onestà, che metta fine all’ambiguità. Se l’impianto non può più essere ripristinato, che lo si dica apertamente. E se le responsabilità del fallimento ricadono su qualcuno, che queste persone si facciano da parte. In un contesto in cui il territorio ha bisogno di infrastrutture e non di ulteriori chiusure, la trasparenza e la chiarezza sono l’unica via per ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni.

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