La leggenda della “città sommersa” al largo di San Fruttuoso

La Liguria è una terra di storie antiche, dove il mare e la montagna si intrecciano in un abbraccio millenario, e le leggende fioriscono con la stessa tenacia della macchia mediterranea. Tra le tante, una in particolare affascina l’immaginazione e tinge di mistero le acque cristalline del Golfo Paradiso: la leggenda della “città sommersa” al largo di San Fruttuoso. Non è solo un racconto per bambini, ma un’eco del passato che risuona tra le onde e sotto la superficie, un’allusione a un mondo perduto che continua a stimolare la curiosità di subacquei e sognatori. È un segreto sussurrato dal mare, un velo che cela qualcosa di più profondo del semplice mito.

Il famoso Cristo degli Abissi

La leggenda della “città sommersa” al largo di San Fruttuoso

C’è un mondo intero che si nasconde sotto le placide acque che lambiscono l’abbazia di San Fruttuoso, un’atmosfera sospesa che va oltre la semplice realtà visibile. Mentre i turisti ammirano la splendida abbazia incastonata tra cielo e mare, pochi sanno che, a pochi metri di profondità, il fondale custodisce non solo il famoso Cristo degli Abissi, ma anche un’aura di mistero legata a un’antica città inghiottita dalle onde. La leggenda narra di Portofino Vecchia, un insediamento che un tempo prosperava sulla costa e che, per un castigo divino o un cataclisma naturale, sarebbe sprofondato negli abissi. Sebbene non ci siano prove archeologiche di una vera e propria città sommersa in quel punto esatto, l’idea di un’esistenza passata celata dal mare aggiunge un fascino irresistibile a queste acque. La limpidezza e la ricchezza della vita marina di questo tratto di costa, parte dell’Area Marina Protetta di Portofino, quasi rafforzano l’idea che il fondale abbia una sua storia da raccontare, un passato sussurrato dalle correnti.

Che cosa dice la leggenda?

La leggenda della città sommersa risuona con gli echi di antichi racconti di Atlantide o di altre civiltà perdute, ma qui, al largo di San Fruttuoso, assume un sapore più intimo, più ligure. È un monito sulla potenza inarrestabile del mare e sulla fragilità dell’esistenza umana di fronte alla natura. I vecchi pescatori di Camogli, le cui barche solcano queste stesse acque da generazioni, spesso raccontano di correnti particolari o di zone dove il fondale ha conformazioni anomale, alimentando il mistero. Ma l’eco più potente di questa leggenda si trova forse nel nostro stesso desiderio di credere nell’invisibile, nel fascino dell’ignoto. Ogni subacqueo che si immerge in queste acque, ogni canoista che le attraversa, porta con sé la consapevolezza di essere sopra un velo di mistero, su un luogo che potrebbe celare segreti millenari. Questa atmosfera, creata dalla leggenda, rende l’esperienza di San Fruttuoso ancora più profonda e memorabile.

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